Imbrattate le Orobie e non solo
Tutti gli sfregi ai tesori bergamaschi

L’ultima frontiera dello sfregio è stata oltrepassata da Carlo e Rosy, i due ormai noti innamorati che hanno tappezzato le Orobie con la testimonianza del loro amore sotto forma di graffiti.

Massi, pietre, rifugi, il basamento di una Madonnina: su questi e tanti altri luoghi intoccabili per gli escursionisti hanno scritto i loro nomi, un cuoricino e la data (che fa molto anni Novanta). Manca solo il lucchetto di “mocciana” memoria e il quadro sarebbe perfetto. La notizia sulle imprese di Carlo e Rosy è stata accolta da una raffica di commenti poco teneri nei confronti dei due innamorati. Ma non è la prima volta che graffittari, consapevoli o meno, deturpano beni pubblici molto cari ai bergamaschi. Perfino simboli della città come le Mura non sono immuni dagli attacchi di grafomani amorosi. Basta fare la classica camminata da porta San Giacomo fino in Colle Aperto per “ammirare” migliaia di scritte fatte con pennarelli. L’Eco di Bergamo se n’è occupato più volte negli ultimi anni e anche l’amministrazione comunale è stata costretta ad intervenire per pulire le Mura. Nel 2005 i carabinieri riuscirono ad acciuffare i colpevoli di un raid al lavatoio in Città Alta: «Da lavatoio a lavagna, è proprio il caso di dirlo – iniziava così il pezzo de L’Eco -. Per l’ennesima volta, nella notte tra sabato e ieri, il lavatoio di via Mario Lupo, in Città Alta, è stato imbrattato con scritte di ogni genere. In questo caso, però, i carabinieri della locale stazione hanno sorpreso e denunciato i presunti autori dei graffiti. Si tratta di sei ragazzi e quattro ragazze, tutti tra i 18 e i 19 anni, e residenti tra Bergamo e l’hinterland».

Tanti altri edifici sono stati presi di mira dai vandali: il tunnel della galleria Conca d’Oro il giorno dopo l’inaugurazione, il Lazzaretto, il quadriportico del Sentierone e anche il teatro Donizetti, a gennaio 2014, addirittura con scritte antisemite. Nel 1978 fu un lettore a segnalare un grave episodio di vandalismo alla biblioteca Angelo Mai: «Spettabile redazione, quelli che vanno in giro a imbrattare i muri con scritte continuano a imperversare. Credo ormai che una scritta in più non faccia notizia. Ne voglio però segnalare una che compaggia ormai da alcuni giorni in Piazza Vecchia. Sulla facciata del palazzo della biblioteca Angelo Mai si legge la seguente scritta: “La droga è come la mamma”. E può darsi che per qualche povero drogato sia così. Ma mi chiedo che cosa aspetta il Comune a cancellarla».

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