In Africa per visionare il nuovo ospedale
«Era entusiasta di questo viaggio»

È toccato al presidente onorario di Africa Tremila Roberto Spagnolo, affiancato dal vicepresidente Mauro Centurelli e dalla segretaria Romina Russo, dare alla moglie di Matteo Ravasio la notizia che il marito si trovava proprio sul Boeing 737 della Ethiopian Airlines, diretto a Nairobi e precipitato poco dopo il decollo da Addis Abeba.

Matteo Ravasio era nell’associazione da una quindicina d’anni e aveva sempre ricoperto l’incarico di tesoriere, visto che di professione era commercialista. «Generoso, un grande professionista, teneva molto alla famiglia e alla nostra splendida bimba di tre anni e mezzo. Di questo viaggio era, come sempre, molto entusiasta. Era già andato tante volte in missione, ma ogni volta l’emozione e la passione erano tante. Aveva davvero un’innata dedizione nei confronti degli altri» ha detto la moglie Emanuela, che non riesce a trattenere le lacrime.

Arrivato con i coniugi Spini a Nairobi, Ravasio si sarebbe dovuto incontrare con due religiose dell’ordine delle Orsoline di Gandino: «Solitamente non andiamo mai in tre, così come mai da soli, per motivi di sicurezza, ma sempre in due» spiega il presidente onorario Spagnolo dell’aassociazione Africa Tremila. Il programma prevedeva l’arrivo dei tre volontari a Juba, il controllo della struttura ospedaliera che l’associazione ha costruito, il «Sant Ursula health center», la sistemazione di apparecchiature e materiali che sarebbero arrivati con i camion durante la settimana.

Dopodiché Matteo Ravasio sarebbe rientrato sabato prossimo, mentre marito e moglie si sarebbero fermati per l’inaugurazione della struttura, prevista per giovedì 21 marzo. «L’ospedale, che è stato possibile realizzare grazie alla generosità della Fondazione Carlo e Rosalia Pesenti, è praticamente terminato, tanto che Carlo, Gabriella e Matteo avevano con loro la targa da apporre all’ingresso» aggiunge Spagnolo.

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