Indagine sulle «case dell’acqua»
L’Ats di Bergamo: tutto sotto controllo

Quella Bergamasca è una terra ricca di acqua e nel passato questo prezioso bene è sempre stato accessibile a tutti gli abitanti grazie a fontane e fontanelle, che erogavano gratuitamente acqua fresca e buona. Negli ultimi decenni, però, la distribuzione pubblica di acqua potabile è stata oggetto di un crescente senso di diffidenza.

Questo in parte può essere stato motivato dalle purtroppo ricorrenti notizie di fenomeni di inquinamento ma, più verosimilmente, può essere letto come diretta conseguenza delle numerose campagne pubblicitarie mirate a convincere che le acque in bottiglia sono di qualità migliore, pur senza produrre prove reali e dati scientifici.

Comunque il risultato spesso ottenuto è stato quello di escludere dalle abitudini familiari il consumo di acqua erogata dai rubinetti di casa, sostituendola con ingenti quantitativi di acqua imbottigliata. Anche senza voler considerare il pesante impatto di questa abitudine sull’ambiente, è singolare e, preoccupante nel contempo, il fatto che il cittadino, di solito attento alla qualità e all’origine degli alimenti, si lasci condizionare per la scelta dell’acqua da suggestioni o false informazioni, ignorando sostanzialmente i reali contenuti della questione.

Si arriva così ad ingiustificati atteggiamenti di rifiuto di utilizzo dell’acqua che scende dai rubinetti casalinghi, avanzando addirittura dubbi sulla sua potabilità, dimenticando che la sua sicurezza è controllata regolarmente sia dal gestore dell’acquedotto sia dall’autorità di controllo, Asl Bergamo prima, Agenzia di Tutela della Salute (Ats) ora.

Proprio in questo clima di diffidenza da parte di molti verso l’acqua casalinga, negli ultimi anni si è assistito nella nostra provincia al proliferare di un nuovo fenomeno: sono comparse in molti comuni piccole strutture che erogano acqua, naturale o frizzante, al prezzo di pochi centesimi al litro. Si tratta delle cosiddette «case dell’acqua». Anche in questo caso la scelta del consumatore è spesso guidata più da una sensazione di maggiore qualità che non da una consapevole valutazione delle caratteristiche di quanto erogato da questi impianti.

Sul nostro territorio bergamasco attualmente sono installate 110 «case dell’acqua», distribuite prevalentemente nelle fasce collinari e pianeggianti della provincia, gestite nella maggior parte dei casi da ditte specializzate, in minor misura dai gestori dell’acquedotto e, in poche realtà direttamente dal Comune.

Nel periodo febbraio – luglio del 2015 Asl Bergamo, ora Ats, ha effettuato una campagna di controlli per valutare la dimensione del fenomeno, i criteri di gestione e la qualità del prodotto erogato. L’indagine ha coinvolto tutti i gestori delle «case dell’acqua», con attente analisi per valutare i parametri microbiologici e chimici dell’acqua «naturale» (cioè non gassata) erogata da 35 strutture ubicate nelle tre fasce territoriali (montagna, collina, pianura) e gestite da tutte le diverse tipologie di operatori.

Nel complesso l’indagine ha confermato il mantenimento della buona qualità dell’acqua erogata, evidenziando tuttavia la possibilità che, nel caso di protocolli di manutenzione e disinfezione non scrupolosamente applicati, tali strutture possono facilitare la crescita di microrganismi, la cui rimozione comporta interventi urgenti di manutenzione straordinaria. Va ricordato, comunque, che anche i comportamenti degli acquirenti sono importanti per mantenere alto il livello di sicurezza dell’acqua acquistata. Pur in presenza di un prodotto con caratteristiche ottimali è necessario, infatti, porre in atto alcune semplici precauzioni: l’acqua deve essere conservata per breve tempo in contenitori adatti e puliti, e a temperature non elevate, al fine di ridurre al minimo la proliferazione degli eventuali microrganismi in essa presenti.

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