La lettera del figlio per il papà morto
«I lutti ci richiamano alla responsabilità»

Un figlio ci ha scritto una lettera per ricordare il papà morto a 79 anni e per sottolineare come sia il momento che ognuno di noi si assuma la propria responsabilità in questo momento così difficile.

«Ho perso mio papà il 26 marzo, aveva 79 anni, era in salute aldilà di qualche acciacco dovuto all’età.In queste settimane si è manifestata la rabbia della gente, dei familiari, rivolta verso il politico del momento di sinistra o di destra, presidente del consiglio, ministro della salute o presidente di regione. Sfogare la propria rabbia è utile, in alcuni casi capibile se non giustificato, ma penso si stia perdendo un aspetto importante, la responsabilità collettiva. La ricerca del colpevole permette di non sentirsi, anche se per una piccolissima parte, responsabili per quello che è successo: psicologicamente comprensibile, ma se vogliamo trarre delle lezioni da quello che è successo poco utile».

«Le motivazioni per cui il virus ha colpito in modo così pesante Bergamo possono essere molteplici e non tutte ascrivibili a errori, sicuramente il nostro sistema sanitario regionale non è sembrato pronto pur con l’umanità e la dedizione delle persone che ci lavorano. Cosa è andato storto? forse come collettività abbiamo fatto alcuni errori di valutazione privilegiando la capacità comunicativa rispetto alla competenza di politici e amministratori, questo a tutti i livelli regionale e nazionale. Il livello di approssimazione delle dichiarazioni dei politici è tale da costringere ad una riflessione sul livello di competenza richiesto per gestire un’emergenza e più in generale una comunità».

«Per 30 anni abbiamo cavalcato l’onda del federalismo, del “padroni a casa nostra” salvo poi piangere perché Roma non ci supporta o l’Europa non ci ascolta. Volevamo essere padroni a casa nostra, bene lo siamo stati, siamo sicuri di essere stati all’altezza del compito? Con questo non voglio incolpare nessun partito ma il sentimento popolare che è parte di molti di noi almeno nelle nostre terre, me compreso. Altro elemento di responsabilità collettiva sono le tasse da tanti viste come un’estorsione, no cari evasori è grazie al vostro “non contributo” che, dati alla mano, il numero di posti letto è inferiore in Italia rispetto alla media Europea, eppure anche in questi giorni c’è qualcuno che invoca la “pace fiscale”; io personalmente non sono mai stato in guerra con nessuno e sicuramente non con il fisco».

«Nei momenti di massima difficoltà nascono le trasformazioni che possono creare il futuro, se in quel futuro ci fosse un ritorno della competenza come condizione necessaria (ma non sufficiente) per ambire a posizioni di amministrazione e un maggior sentimento di responsabilità collettiva come comunità (e poi di nazione) il sacrificio della generazione che se ne è andata potrebbe non essere stato completamente vano».

Nicola

© RIPRODUZIONE RISERVATA