La lettera di un medico in prima linea
e la dedica in video di un lettore

Abbiamo pubblicato nell’edizione de L’Eco di Bergamo di mercoledì 22 aprile la lettera di un medico ai suoi pazienti. Un lettore si è commosso e ha deciso di dedicare un video agli eroi di tutti i giorni.

«Sentire la vostra gratitudine è, nel contempo, una carezza e una ferita: non ricordatevi solo adesso dei medici o degli infermieri. Noi siamo gli stessi di sempre» scrive un medico in una lunga lettera in cui racconta i giorni dell’emergenza coronavirus e pubblicata su «L’Eco di Bergamo» il 22 aprile. Un lettore, leggendola si è commosso, e ha deciso di ringraziarlo e con lui tutto il personale sanitario con un video semplice e altrettanto commovente.

«Caro direttore e cari lettori di questo giornale, in questa mia adorata città, vi scrivo dalla mia posizione di medico, avendo condiviso con voi, nel cuore e non soltanto nella mia professione, queste drammatiche giornate. È molto bello pensare che rinasceremo, che tu, carissima Bergamo, rinascerai, con un infermiere o con un medico che abbraccia tutta l’Italia.

Sentire la vostra gratitudine è, nel contempo, una carezza e una ferita: non ricordatevi solo adesso dei medici o degli infermieri. Noi siamo gli stessi di sempre. Non eroi, ma umanissime persone che cercano di fare quello che possono, al meglio delle loro possibilità. Come tanti di voi, impegnati in altro, a fare quello che pensiamo di potere o di riuscire a fare, a volte sbagliando. Ricordatevi che siamo le stesse persone, anche quando vi lamentate stanchi di aspettare il vostro turno in ambulatori ove le attese si prolungano, quando, forse, un paziente sta richiedendo più tempo o attenzione di altri, o la situazione non è sempre cosi facile o risolvibile, o che lo stesso medico che vi sta facendo attendere sta rispondendo (al telefono, gioia e dolore il telefono sempre appresso) ai bisogni di qualcun altro. A volte siamo in pochi a dover ottemperare varie occupazioni, ognuna delle quali richiede attenzione. Ricordatevi che quando a tutti diffondete la vostra antipatia o il disappunto, che ha in genere il valore di una sentenza, per quel medico che non ha saputo rincuorarvi, che non ha ricambiato il sorriso di cui avevate bisogno, o che non vi ha trattato quel giorno nel modo in cui meritavate, o che non ha manifestato la competenza che era necessaria, e capita, ahimè, purtroppo capita… siamo sempre gli stessi.

Capita, non dovrebbe ma purtroppo capita, che nell’arco della attività di una intera giornata a voi, proprio a voi sia mancata l’empatia o l’attenzione di cui avevate bisogno. Ci dispiace… ma siamo sempre gli stessi. Quegli odiosi e pieni di sé di ieri, e gli angeli di oggi. Siamo le stesse persone di cui andate descrivendo la freddezza e la mancanza di umanità, che oggi si è magicamente tramutata in eroismo ed abnegazione.

Siamo le stesse persone di oggi, quelli che chiamate angeli o eroi, anche quando un intervento chirurgico non va come vorremmo, quando siamo i primi ad essere delusi del mancato risultato, ed assistiamo alle vostre comprensibilissime rivalse, alla vostra rabbia, che ci fa male, un male profondo, non diversamente dalla vostra delusione, dalla vostra difesa strenua della salute che non vi sembra solo un bene prezioso, ma un diritto acquisito di cui spesso ci descrivete come i distruttori.

E siamo gli stessi medici italiani abituati, in altri tempi ma non cosi lontani da oggi, a sentirsi denigrare dai commenti sul sistema sanitario cui apparteniamo, che a vostro giudizio è spesso scandaloso, vergognoso, e scappate all’estero ove invece tutto funziona ed è sempre meglio, molto meglio che qui. È bello che ci ringraziate oggi, ma ricordatevi che noi siamo gli stessi di sempre. Non siamo dotati di poteri speciali, e non siamo immuni dalle fragilità della nostra umana, umanissima condizione. Credo che nessuno dei miei colleghi morti per questa inaspettata (o poco prevista) emergenza, se tornasse indietro, non avrebbe fatto quello che ha fatto, nelle condizioni in cui si è trovato, l’ha fatto.

Non siamo eroi né delinquenti, facciamo quello che possiamo al meglio delle nostre possibilità. Non siamo, come qualcuno dalla politica ha fieramente riconosciuto, vittime del dovere. Il più delle volte, e questo può sembrarvi strano, amiamo, molto, quello che facciamo. Questo ci dà la forza di resistere, oggi, e domani, oggi quando siamo gli eroi, domani quando torneremo ad essere a vostri occhi, l’espressione negativa di tutto quello che non siamo, nostro malgrado, riusciti a fare. Grazie del vostro sostegno: siamo, semplicemente, quelli di sempre». E. Z.

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