La replica della procura a Belotti:
«Nessun accanimento contro di lui»

«Voglio vedere se ora qualcuno degli inquirenti ha il coraggio di chiedermi scusa». Così il segretario provinciale leghista Daniele Belotti giovedì 15 settembre aveva salutato la sua definitiva estromissione dall’accusa di concorso esterno nell’associazione per delinquere ipotizzata nei confronti degli ultrà bergamaschi della Curva Nord.

Quell’«Atalanta-Roma 4-1», riferito ai pronunciamenti a lui favorevoli nei vari passaggi della vicenda processuale e alla fede calcistica giallorossa del pm Carmen Pugliese, era stato accompagnato da parole amare e da un pizzico di polemica. Accuse senza un destinatario esplicito, quelle formulate dal politico del Carroccio, ma dietro le quali è facile intuire la figura del pm Pugliese.

Per questo motivo non s’è fatta attendere la replica della Procura di Bergamo, nella persona del capo, Walter Mapelli. «Sono contento che Belotti sia stato prosciolto e mi dispiace che sia rimasto sotto inchiesta per sei anni - ha precisato venerdì 16 il procuratore -. Questi purtroppo sono a volte i tempi della giustizia, ma non certo solo per lui. Però mi corre l’obbligo di precisare che un processo non è una partita di calcio. Il processo mira all’accertamento dei fatti e come noto ha tre gradi di giudizio. Se non ci sono elementi idonei a sostenere l’accusa si viene dichiarati innocenti al di là di ogni ragionevole dubbio». «Detto questo - ha continuato Mapelli - la collega Pugliese ha fatto solo il suo lavoro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA