La rete di Redona: le badanti ucraine diventano prof d’italiano per i rifugiati

Le iniziative Il parroco, don Gianangelo Ravizza: «Dalla comunità ennesima prova di sensibilità e attenzione». I volontari: «Gruppo Whatsapp per gestire le necessità. Appena arriva una richiesta ci si attiva per risolverla».

«La nostra è un’accoglienza attenta alle relazioni». Giuliano, uno dei volontari del Centro di primo ascolto parrocchiale di Redona, descrive così la macchina solidale pro-ucraini attivata dalla comunità cristiana del suo quartiere, quella che fa riferimento alla chiesa di San Lorenzo Martire in via papa Leone XIII. «Cerchiamo di favorire opportunità e occasioni di incontro per gli esuli».

Questo modus operandi ha preso la forma di un vero e proprio percorso di accompagnamento per i profughi ospiti nel quartiere. Azioni che si concretizzano in un sussidio economico e in un pacco di generi alimentari per gli ucraini, ma anche in una scuola di italiano in oratorio, possibile grazie alla collaborazione, in qualità di assistenti-insegnanti, di alcune badanti che lavorano sul territorio. «Allo scoppio del conflitto, come Centro di primo ascolto e Caritas parrocchiale, abbiamo organizzato un incontro, esteso a tutti i residenti e a chi, a vario livello, vive a Redona - ha spiegato Giuliano -. Si è parlato delle iniziative da mettere in campo per gli ucraini. Ne è nata una rete d’accoglienza, con tanta di gruppo Whatsapp, in prima linea per far fronte a tutte le necessità concrete di cui possono avere bisogno i profughi. Arriva una richiesta nella chat e subito ci si attiva per risolvere il problema: ci è capitato di recuperare dei seggiolini per bambini o una lavatrice che mancava in un appartamento».

L’impegno della parrocchia è nella direzione di facilitare l’inserimento degli ucraini nel tessuto sociale. «Abbiamo avviato, settimana scorsa, una scuola di lingua italiana: un corso per adulti al quale sta partecipando una decina di profughi e che ci è già stato richiesto da altri quartieri proprio nell’ottica di favorire l’integrazione e superare la barriera linguistica

Le porte di Redona si sono aperte per chi scappa dalla guerra: «Aiutiamo, a livello parrocchiale, una ventina di ucraini, a cui eroghiamo un contributo economico per garantire loro un minimo di autogestione, consegniamo delle borse delle spesa con dentro i generi alimentari raccolti in parrocchia e diamo una mano nel pagamento delle forniture e nel sostentamento per il vitto. Una residente a Redona Alta ha messo a disposizione due appartamenti: lì abbiamo collocato due mamme con le rispettive bambine. Queste profughe provenivano dal Seminario di Città Alta. Una delle due signore viene da Bucha. Mentre l’altra, insieme alla figlia di due anni, si è trasferita da poco al confine con Monterosso. Vicino alla chiesa parrocchiale, in uno dei monolocali dell’associazione Le Piane, di quelli dedicati solitamente ad anziani o persone con basso reddito, sta ora una donna ucraina con i suoi figli di 12 anni e 9 mesi. Una residente in zona via Bianzana sostiene un 12enne e sua mamma, mentre in una palazzina di via Corridoni un ragazzo e la sua compagna sono venuti ad abitare dalla madre di lui. Infine ci sono due famiglie ospitate in un condominio vicino al parco Turani: le seguiamo e aiutiamo, ma sono appoggiate anche ad un’associazione di Alzano Lombardo. Oltre a quelli supportati da noi, sappiamo di qualche altro profugo in quartiere, già organizzato o comunque supportato da altre associazioni».

L’impegno della parrocchia è nella direzione di facilitare l’inserimento degli ucraini nel tessuto sociale. «Abbiamo avviato, settimana scorsa, una scuola di lingua italiana: un corso per adulti al quale sta partecipando una decina di profughi e che ci è già stato richiesto da altri quartieri proprio nell’ottica di favorire l’integrazione e superare la barriera linguistica - ha detto Giuliano -. Le lezioni sono il giovedì sera e il sabato mattina in una delle sale dell’oratorio. Gli insegnanti sono quattro volontari della parrocchia: comunicano con i profughi in inglese e si fanno aiutare, durante le lezioni, da persona ucraine che parlano italiano, tra cui delle badanti già presenti sul nostro territorio. I minori invece sono stati indirizzati alla scuole del quartiere: una bambina, ad esempio, è entrata alla primaria Pascoli. E, proprio per i più piccoli, stiamo cercando di organizzare dei turni di babysitteraggio mentre i loro genitori sono al corso in oratorio». «La comunità cristiana di Redona ha dato l’ennesima prova di sensibilità e attenzione: in questo quartiere si è sempre vista tanta disponibilità, anche in passato, quando c’erano altri tipi di richieste», ha concluso don Gianangelo Ravizza, parroco di Redona.

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