L’angelo custode di Redona
Chiesa gremita per «Brito»

È morto venerdì 10 gennaio, Fulvio Cantini, 59 anni, conosciuto da tutti a Redona come «Brito». Abitava dal 1972 nel quartiere di Redona di cui era ormai diventato un simbolo: lunedì pomeriggio 13 gennaio i funerali nella parrocchiale di Redona.

È stato l’angelo custode di migliaia di ragazzi del quartiere, in completa simbiosi con il suo motorino che guidava con maestria innata, li accompagnava fino a casa terminata la scuola affiancandoli a passo d’uomo. Brito, quasi nessuno conosceva il suo vero nome, era un personaggio caduto dal cielo, da un altro mondo, aveva sempre un sorriso per tutti. In oltre 40 anni ha visto crescere il quartiere, ma lui è rimasto sempre uguale a se stesso, senza età; un punto di riferimento, soprattutto per i giovani che amava e con cui stava sempre, forse perché non aveva mai perso il suo animo bambino.

Una memoria da «Rain Man», sapeva segno zodiacale e data di nascita di tutti, bastava dirglieli una volta e lui se li sarebbe ricordati per sempre, anche se ti incontrava dopo 30 anni. Su Brito si narrano molte leggende, come è consuetudine per i personaggi come lui, definiti «strani», ma che in realtà rifuggono solo da qualsiasi definizione. Si narra che ai tempi in cui era ragazzo per evitare il servizio militare, da perfetto spirito libero e imprevedibile quale era, si fosse asserragliato sulla Maresana. D’altronde la violenza non era nel suo Dna, come invece lo erano la gentilezza e la bontà. Era di poche parole ma creava neologismi e modi di dire che diventavano di moda tra i ragazzi del quartiere. Una serie di abitudini e gesti tipici che ha sempre mantenuto come quando con aria seria ti si avvicinava e con le dita della mano ti misurava le orecchie esclamando «magiaro». Redona era Brito e Brito era Redona. Senza di lui il quartiere sarà diverso, molto più vuoto, molto meno umano.

Durante i funerali, molto partecipati, alcuni ragazzi in moto hanno voluto accompagnare il feretro dal don Orione fino alla chiesa parrocchiale.

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