Le Rsa dopo l’emergenza coronavirus
«Posti liberi, lavoratori e rette a rischio»

Le Rsa hanno posti liberi ma stanno alzando i prezzi. Didonè, segretario generale Fnp Cisl Lombardia: «Va restituita la serenità di scelta alle famiglie».

Come un qualsiasi call center «serale», le Rsa stanno chiamando a raffica le famiglie che hanno fatto domanda di ingresso per un parente chiedendo l’interesse a avviare il ricovero dai primi di giugno. «Ci devono essere parecchie defezioni nella lista d’attesa - dice un familiare -, se sono arrivate a chiedere anche a me, che sono sicuramente l’ultimo, avendo presentato la domanda meno di una settimana fa».

«Le Rsa sono in “crisi di astinenza” da ricoveri - dice Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl Lombardia -. Dopo la tragedia di marzo, che ne ha dimezzato l’utenza per colpa di una scellerata delibera regionale, ora Fondazioni e Società di gestione si stanno contendendo i “clienti”: da Regione Lombardia siamo ancora in attesa della delibera su protocolli e misure di sicurezza per riaprire i cancelli delle Rsa, e questo si ripercuote sulla serenità del personale delle Case di riposo e sulle famiglie».

Per queste amministrazioni, infatti, ogni posto letto inoccupato genera un minore introito per le strutture di circa 80/100 euro al giorno con conseguenti problemi finanziari delle strutture che si indebitano ogni giorno di più e conseguentemente con un eventuale esubero di personale. Alcune strutture stanno sopperendo al disagio attraverso l’attribuzione di ferie pregresse, recuperi ore e altri strumenti. Un rimedio che non può proseguire all’infinito. Infatti già alcune Rsa, con bilanci «malmessi», stanno procedendo alla richiesta di cassa integrazione per il proprio personale.

La questione sicurezza, o quella del recupero di credibilità e fiducia, sono il primo freno da parte delle famiglie: «Sicuramente tutta la cronaca degli ultimi giorni non gioca a favore di una serenità della scelta, nonostante l’imminente ritorno al lavoro di quasi tutti i dipendenti obbligherà molti al “meno peggio”. In più, cominciano i primi aumenti delle rette a carico delle famiglia: decisione magari giustificata dal bilancio, ma che non rinsalda certo il già deteriorato legame di fiducia con le famiglie. Si parla mediamente di 100 euro in più al mese».

«Regione Lombardia deve farsi carico della soluzione a un problema di cui è stata protagonista. Diventa necessaria una risposta alla richiesta socio assistenziale dei territori . La rete lombarda delle Rsa, 708 strutture con quasi 65.000 posti letto, con un incidenza di copertura sugli ultra65enni del 2,83%, è una risorsa che va valorizzata e migliorata nel contesto generale della sanità territoriale. Diventa indispensabile ed impellente che le autorità preposte intervengano, è necessario ripristinare e, potenziare, le risposte sul territorio anche in termini socio- assistenziali. In particolare ci rivolgiamo a Regione Lombardia e alle Ats delle varie province - conclude Didonè - affinché con estrema urgenza ripristinino gli ingressi nelle Rsa attingendo alle liste d’attesa, fornendo così, una risposta al bisogno assistenziale dei cittadini mettendo allo stesso tempo in sicurezza l’occupazione dei lavoratori in questi enti».

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