L’Università di Bergamo trova a Londra
la lettera che bollò Galileo come eretico

La scoperta annunciata dal settimanale «Nature» è avvenuta il 2 agosto a Londra.

La prestigiosa rivista «Nature» ha convalidato la scoperta, e venerdì 21 settembre dal suo sito l’ha diffusa in pochi istanti nel mondo: un team dell’Università di Bergamo - il ricercatore Salvatore Ricciardo, inviato e guidato da Franco Giudice, docente di Storia delle rivoluzioni scientifiche, con l’apporto di Michele Camerota dell’Università di Cagliari - ha ritrovato nella biblioteca della Royal Society di Londra un importante manoscritto di Galileo Galilei che si considerava perduto: la versione originale (con cancellature di pugno dell’autore) della «Lettera a Benedetto Castelli» nella quale lo scienziato pisano discuteva i rapporti tra scienza e fede, difendendo le sue convinzioni copernicane dall’establishment scientifico-religioso dell’epoca che considerava intoccabile la visione di Tolomeo: il Sole gira intorno alla Terra, e non viceversa. Una scoperta che per Allan Chapman, dell’Università di Oxford, «consentirà nuove letture di quel periodo».

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