L’ultimo saluto a Domenico Bosatelli. «La sua visione del futuro era speranza»

La cerimonia In Duomo i funerali dell’imprenditore bergamasco. Monsignor Dellavite: «Cercava la luce dentro di sé, nutrendosi di storia e storie». Il figlio Fabio: «Ora papà lasciati servire e pensa alla tua stella».

La cerimonia si è svolta in Cattedrale nella mattinata di giovedì 16 giugno e con la possibilità di seguire la funzione anche dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. Numerose le autorità politiche presenti: il sindaco Giorgio Gori, il vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti, la consigliera provinciale Romina Russo. Presenti, tra gli altri, anche gli imprenditori Luca Cordero di Montezemolo e Antonio Percassi, Giuseppe Castagna, Cristina Bombassei, Matteo Tiraboschi, Emilio e Paolo Zanetti.

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A celebrare il funerale il segretario generale della Curia di Bergamo, monsignor Giulio Dellavite, che nell’omelia ha ricordato così Domenico Bosatelli: «Ha portato la luce nelle case grazie a quell’invenzione che scorrerà sul dito di milioni di persone: un tasto di pianoforte al posto dei vecchi interruttori. Tutto questo è stato possibile perché la luce la cercava dentro di sé, nutrendosi di storia e storie. La fortuna è quando un talento trova un’opportunità dentro un ideale. È questo il principio che Domenico mi ha chiesto di consegnarvi per il suo ultimo saluto. Un principio al quale nelle ultime ore ha fatto un’aggiunta: la fortuna diventa responsabilità nel momento in cui si trasforma in benessere comune».

L’addio a Bosatelli

Beppe Bedolis

Durante la funzione ha preso parola anche il figlio Fabio: «Negli ultimi giorni abbiamo percepito tutti la sua serenità, mi ha detto “Fabio, capisco che la vita debba avere un limite e sono sereno”. Questo, unito al grande affetto che abbiamo percepito in questi giorni ci ha dato una grande forza e ci sentiamo pronti ad andare avanti. Ora papà lasciati servire e pensa alla tua stella»

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«La sua visione del futuro era anche speranza. Aveva una luminosa capacità di costruire legami»

Durante la funzione Armando Santus lo ha ricordato così: «I suoi propositi erano sempre segnati dalla necessità di essere pragmatici. L’affidabilità dei progetti dipende dall’affidabilità delle persone. Le sue capacità di tessere relazioni nel tempo venivano rafforzate e coltivate con l’uso dell’ironia e delle metafore per conoscere fino in fondo il suo interlocutore. La sua visione del futuro era anche speranza, una speranza che tornava spesso nei suoi discorsi. Aveva una luminosa capacità di costruire legami».

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