Droga, spaccio e violenza ultrà
Ecco il video con le indagini della Polizia

Dalle 4 di martedì mattina la polizia di Bergamo ha avviato un’importante operazione che ha coinvolto numerosi ultrà dell’Atalanta. Ecco i dettagli dell’operazione «Mai una gioia»: 26 persone indagate, 11 sono in carcere.

In tutto si tratta di 11 misura di custodia cautelare in carcere, 7 arresti domiciliari, tre obblighi di dimora e 5 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, emessa dall’Autorità giudiziaria nei confronti di 26 persone. Tra di loro anche F.B., figlio di un magistrato in servizio alla Procura di Brescia. Sono tutti ritenuti responsabili a vario titolo di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina e resistenza a pubblico ufficiale.

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Dall’alba di martedì sono state eseguite 14 perquisizioni domiciliari e sono stati notificati 30 avvisi di avvio del procedimento di emissione del Daspo oltre alla notifica di 10 provvedimenti di sospensione della licenza nei confronti di dieci gestori di esercizi commerciali bergamaschi - 9 in città perlopiù nelle zone della «movida» di Borgo Santa Caterina e uno a Mozzo -, coinvolti a vario titolo negli episodi ricostruiti dalla polizia nel corso dell’inchiesta. Sono stati chiusi per un lasso di tempo che va da 15 giorni a tre mesi. «Questa indagine ha un altissimo valore, perché bisogna frenare il fenomeno dello spaccio, anche in locali pubblici: da qui ho deciso di adottare provvedimenti di chiusura» ha detto il questore Girolamo Fabiano.

Le indagini, avviate nel settembre del 2015, sono state mirate al contrasto dell’attività di spaccio tra i frequentatori della «movida» cittadina e nei luoghi di ritrovo dei giovani bergamaschi.Queste indagini hanno permesso di acquisire gravi elementi indiziari nei confronti di un gruppo di giovani italiani, nonchè un albanese e un serbo, in prevalenza ultras dell’Atalanta. Tra questi anche dei pregiudicati, dediti allo spaccio di ingenti quantitativi di droga, anche tra i tifosi dell’Atalanta.

Tra gli indagati anche un uomo di 63 anni e un altro di 73. In particolare, dalle immagini recuperate nelle indagini, è stato evidenziato che numerosi tifosi dell’Atalanta, prima di assistere alle partite, acquistavano e assumevano sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina, nei pressi dello stadio o addirittura al suo interno, incappucciandosi per poi compiere azioni violente. Circostanza accertata anche prima dei noti tafferugli avvenuti, lo scorso 16 gennaio 2016, in centro a Bergamo e dopo la partita Atalanta-Inter, che aveva portato a contestare anche il reato di resistenza a pubblico ufficiale, riconducibile a comportamenti violenti alla fine del match.Le verifiche sono state fatte prima anche delle partite Atalanta-Napoli e Atalanta-Genoa.

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L’inchiesta è stata supportata da centinaia di ore di intercettazione con l’impiego di numerose telecamere nascoste: è stato così documentato un giro di denaro, con tanto di rapina ai danni di un venditore della droga: «Avrebbero rapinato chi gli avrebbe dovuto vendere la droga» spiegano dalla conferenza stampa. Una rapina con violenza e l’uso di spranghe, ma risultano anche diverse estorsioni nei confronti di tossicodipendenti «insolventi» nel pagamento delle dosi.

Evidenziato anche lo slang tipico degli arrestati. Tra i termini più frequenti «mai una gioia», che è diventato anche il nome dell’operazione, frase riportata anche su uno striscione della Curva, allo stadio. Ma non solo: tra le altre parole usate anche «pallini» per identificare le dosi di droga e le raccomandazioni «occhio a schiacciarla che è stracroccante».

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«L’indagine ha evidenziato un’attività sistemica di spaccio da parte degli ultras nei confronti dei supporter» ha specificato il direttore del Servizio Centrale Operativo della polizia, Alessandro Giuliano, commentando l’inchiesta della squadra mobile di Bergamo e dello Sco. Le indagini, ha spiegato Giuliano, durate quattro-cinque mesi, «hanno permesso di documentare grazie ai sistemi di videosorveglianza e alle intercettazioni lo spaccio da parte degli ultras in un bar adiacente lo stadio». La cocaina non solo veniva venduta ma anche consumata nei bagni del bar e in alcuni casi anche nello stadio. Al momento non sono emersi contatti tra i tifosi arrestati e altre tifoserie organizzate.

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