Mara, dal palco alla malattia
«Danza e teatro mi hanno dato forza»

Mara Gambazza, ha lavorato in Rai e al Sistina di Roma, poi il grave lipoma curato all’ospedale Papa Giovanni.

Ognuno di noi ha un posto segreto in fondo al cuore dove attingere energia e bellezza quando il mondo, fuori, si fa oscuro e ostile. Ogni tanto la strada per raggiungere questo ideale rifugio sembra incerta, perché la vita spinge altrove: è accaduto anche a Mara Gambazza, che per tanti anni ha plasmato il suo corpo e le sue giornate sulle regole ferree della danza. Ora non balla più, ma l’abitudine alla fatica, al controllo e alla disciplina sono comunque parte integrante del suo stile di vita. In un periodo particolarmente duro si sono trasformate in armi che l’hanno aiutata a superare la malattia: un grosso lipoma appoggiato sul plesso brachiale, rimosso grazie a due delicatissimi interventi subiti all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

«Il danzatore non crea niente fuori di sé - scrive Georges Pomiès –. Niente che possa sottoporre ai propri sensi per soddisfarli, o almeno per calmarsi. Il ballerino non crea altro che se stesso. La buona danza, la saggia danza. Ma la danza è la maniera più efficace di creare l’uomo saggio». La saggezza di Mara si legge adesso nel suo sguardo sereno, nel suo sorriso, nell’ironia - a volte pungente - che usa per raccontarsi. Abita a Truccazzano, con suo figlio Samuele, di 14 anni, ma lavora part-time nella cucina del Vive Cafè, il bar della Clinica Castelli di Bergamo.

«Me la sono sempre cavata da sola – spiega –, sono caduta in ginocchio e mi sono rialzata. Ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste, com’è accaduto con Antonio Resmini, neurochirurgo dell’ospedale Papa Giovanni, che con una terapia efficace, ma soprattutto con la sua professionalità e sensibilità mi ha aiutato a riprendere in mano la mia vita. Spesso glielo dico: lei è la mia medicina. Mi ha trasmesso tranquillità e fiducia».

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