Montagna, camminare sui sentieri
«Presto vademecum per evitare gli ingorghi»

Valoti (Cai): «Studiamo percorsi ad anello per limitare al massimo la possibilità che i camminatori si incontrino». Il nodo dei rifugi.

Per evitare gli ingorghi e gli incroci pericolosi l’ estate sulle Orobie potrebbe prevedere un «traffico» di camminatori regolato da percorsi ad anello.

È solo una delle strategie allo studio del Cai di Bergamo, che con l’ avvicinarsi della fase due sta riflettendo su quali saranno le modalità da applicare la prossima estate per poter andare in montagna nelle migliori condizioni di sicurezza.

«Abbiamo avviato una riflessione - spiega Paolo Valoti, presidente del Cai bergamasco - sulla possibilità di pensare a specifiche disposizioni per evitare il sovraffollamento di certi sentieri. Una riflessione che abbiamo avviato con la Commissione sentieri e che continueremo anche nelle prossime settimane. Da un lato sappiamo bene che il nostro territorio offre una fitta rete di percorsi che permetterà di distribuirsi su vari percorsi e di essere distanziati gli uni dagli altri, ma è necessaria anche una riflessione sulle modalità di movimento sui sentieri, che non potrà che prendere avvio dalle prescrizioni che ci verranno date dal Governo. Nel frattempo cerchiamo di mettere a fuoco alcune proposte, come quella di suggerire percorsi ad anello per fare in modo di evitare il più possibile gli incroci«.

Ci si trova quindi in una fase di riflessione e di approfondimento, non solo sui percorsi presenti sul territorio, ma anche sulla possibilità o meno che i rifugi riaprano la prossima estate. I rifugisti orobici e il Cai di Bergamo si stanno confrontando da settimane sulle possibilità estive, ma la linea che prevale, per ora, è quella dell’ attesa. «Anche oggi ci incontreremo tutti in videoconferenza - continua Valoti - per un momento di confronto. Possiamo dire però che tutto è subordinato alle nuove prescrizioni, sia in termini di tempi delle riaperture che delle modalità da adottare. Certamente ci sarà da parte di tutti la massima attenzione nell’ applicare le indicazioni che ci verranno date». Con una convinzione di fondo: «Da parte del Cai di Bergamo - continua - c’ è la ferma convinzione che i rifugi, rispettando le prescrizioni e le modalità di apertura delle strutture ricettive, possano essere annoverati tra le strutture che dovrebbero riaprire le porte, perché già nel loro nome c’ è la loro missione. I rifugi sono un luogo di accoglienza, protezione, sicurezza e soccorso, aperti a tutti. Il ruolo del rifugio non è legato solo all’ aspetto turistico del dormire e del mangiare, ma anche a quello di presidio del territorio e di pubblica utilità.

Sono riparo, protezione e soccorso. Se qualcuno, in montagna, si trova in una situazione di emergenza o di bisogno deve esserci un luogo di riferimento.

Un ruolo che il Cai di Bergamo ha sempre voluto sottolineare, perché tutti i rifugi della bergamasca hanno comunque un locale sempre aperto, con un telefono di chiamata e soccorso dedicato, che chiama direttamente il 112».

Una riflessione sul ruolo di rifugi e rifugisti che però deve andare di pari passo con le indicazioni delle istituzioni: «Alla luce dell’ emergenza sanitaria - conclude Valoti - si sta sviluppando un attento confronto con rifugisti, che è fondamentale perché sono professionisti che conoscono le peculiarità di un rifugio e le condizioni di gestione, che sono diverse da quelle che sono le condizioni di ospitalità a fondovalle. Siamo comunque tutti disponibili a fare riflessioni e a cercare il dialogo con le istituzioni bergamasche (comunità montane, Bim, Parco delle Orobie, Provincia) per rilanciare queste attività, che per le nostre valli rappresentano anche turismo e attività economiche. Un ragionamento che faremo coinvolgendo anche Ats, massima autorità su questo tema».

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