Nidi gratis, adesioni boom
Ci sono anche i Comuni bergamaschi

Sono 160 i Comuni lombardi che finora hanno aderito alla misura regionale «Nidi gratis» (211 le richieste).

Tra i Comuni bergamaschi, oltre a Bergamo, ci sono Treviglio, Sovere, Calusco d’Adda, Vaprio d’Adda, Pedrengo, Mozzanica, Verdellino, San Paolo d’Argon, Consorzio Servizi Val Cavallina, San Pellegrino Terme, Castelli Calepio, Seriate, Alzano, Urgnano, Fiorano al Serio e Villa di Serio. E per chi non ha ancora aderito c’è tempo fino al 30 giugno. Il provvedimento «Nidi gratis» prevede l’azzeramento della retta, con decorrenza da maggio 2016, per i nidi pubblici o per i posti in strutture private convenzionate. Andrà ad integrare gli sgravi già previsti dai Comuni, fino ad azzerare la retta. È applicabile a minori tra i 3 e i 36 mesi.

Per accedere al contributo il reddito Isee di riferimento deve essere uguale o inferiore a 20.000 euro. Inoltre è richiesta la residenza in Lombardia per entrambi i genitori e, almeno uno dei due, deve risiedere da almeno 5 anni. Sulla misura la Regione ha previsto 34 milioni.

Un accordo, firmato con Anci Lombardia, prevede che sia l’Associazione dei Comuni lombardi a recuperare l’elenco degli aventi diritto all’asilo nido gratuito nei municipi che partecipano all’iniziativa. L’assessore lombardo al Reddito di autonomia, Giulio Gallera, ha sottolineato: «Sono 160 i Comuni lombardi che hanno già aderito al progetto ”Nidi gratis in Lombardia” per dare la possibilità ai propri cittadini aventi diritto di azzerare la retta dell’asilo. Sono molto soddisfatto perché vuol dire che abbiamo dato una risposta concreta a necessità ed esigenze reali del territorio». Le famiglie, che ne hanno diritto, residenti nei Comuni che hanno aderito «riceveranno il rimborso della retta di maggio e giugno 2016 e avranno l’esenzione per tutto il prossimo anno».

Sulla misura, assicura l’assessore, «Regione Lombardia investirà più di 30 milioni di euro in un anno, con l’obiettivo di coinvolgere una platea molto ampia». Palazzo Lombardia stima di «coprire il 40% delle famiglie che si rivolgono a un servizio pubblico o convenzionato e circa il 25% del fabbisogno totale».

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