Nuove frontiere nei trapianti a Bergamo
Rete crossover tra donatori incompatibili

Realizzati 55 interventi in tutta Italia con un protocollo di 20 catene di scambio tra donatori incompatibili.

Per la seconda volta Italia e Spagna si sono scambiate due reni per un trapianto «crossover», in cui una donna spagnola ha donato l’organo a un paziente italiano mentre il figlio di quest’ultimo lo ha donato al figlio della donna. Lo ha annunciato mercoledì 6 novembre il direttore generale del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo inaugurando a Roma gli Stati generali della Rete trapiantologica nazionale, che quest’anno celebrano i 20 anni dalla legge sui trapianti.

I due interventi sono avvenuti il Centro trapianti di rene e pancreas dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Padova, diretto da Paolo Rigotti, e l’Unità di trapianto renale della Fondazione Puigvert dell’Università di Barcellona. Entrambi i pazienti e i loro rispettivi donatori sono già tornati a casa. La donazione incrociata è stata realizzata grazie alla South Alliance for Transplant (Sat), accordo internazionale che vede coinvolti Italia, Spagna, Francia e Portogallo per individuare programmi comuni di cooperazione.

A oggi, grazie a 20 catene «crossover» in cui coppie con un donatore e un ricevente incompatibili si «scambiano» gli organi, la Rete nazionale ha realizzato 55 trapianti, con il coinvolgimento di 41 coppie donatore/ricevente e 8 donatori samaritani.

A fine ottobre, ha aggiunto Cardillo, si sono concluse con successo le prime due catene su scala nazionale di trapianti in modalità «Deck», ovvero una serie di scambi crossover innescati non da un donatore vivente ma da un deceduto. Grazie alla donazione di due reni prelevati da un uomo deceduto in Lombardia, sono stati realizzati ben sei trapianti nei centri di Padova, Milano San Raffaele, Bergamo, Brescia e Roma Tor Vergata. Il protocollo Deck è un’idea tutta italiana, nata lo scorso anno grazie a una sperimentazione del Centro trapianti di rene di Padova.

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