Panattoni, svolta a 46 anni dal sequestro
«Trovata l’impronta del rapitore»

La rivelazione del «Corriere della Sera»: una telefonata avrebbe fatto riaprire l’inchiesta e trovare la traccia che porta a un pregiudicato.

Preso alle 8 di mattina in Colle Aperto, caricato su una Volkswagen rubata da due «capelloni», tenuto prigioniero in una stanza per 17 giorni, rilasciato in una siepe di Pontida per 300 milioni di lire pagati dal papà Enrico che piombò a riprendersi il figlio Mirko alle due di notte dopo la telefonata dei sequestratori: «Abbiamo lasciato il bambino».

Era il cold case per definizione, 46 anni di domande senza risposta, ma forse ora non lo è più. Chi abbia rapito Mirko Panattoni, 7 anni allora, il 21 maggio ’73 a una manciata di passi dalla gelateria del papà, la Marianna, è ancora un mistero. Per quale motivo e in quale contesto storico anche: sequestro della mala bergamasca, il colpo d’ala della mafia al Nord, l’embrione delle future azioni di autofinanziamento di un gruppo terroristico? Ma ora, forse, c’è un colpo di ramazza alla polvere della storia: è il fascicolo a carico di ignoti aperto, o meglio riaperto, su indicazione della Direzione distrettuale antimafia di Brescia che vuole capire se il campanello d’allarme suonato attorno alla Questura di Bergamo abbia la consistenza di un nuovo spunto investigativo e non sia uno dei tanti falsi allarmi in odore di mitomania.

Secondo una delle voci più ricorrenti, a riaccendere la luce sarebbe stata la rivelazione di un uomo che si sarebbe rivolto in Questura raccontando di avere notizie sul rapimento Panattoni, a distanza di 46 anni. Chi sia questo presunto «informatore», che relazione abbia con il rapimento di allora, soprattutto quanto siano attendibili le sue presunte informazioni a mezzo secolo dai fatti è un rebus che gli inquirenti vogliono tentare di risolvere. Da qui la decisione di rimettere le mani nel fascicolo di allora (recentemente digitalizzato) affidato al giudice istruttore (figura simile all’attuale pm) Gianmaria Galmozzi.

E ora «Il Corriere della Sera» rivela che sarebbe stata trovata un’impronta del rapitore che porterebbe a un pregiudicato. «In un’informativa, depositata in questi giorni dalla polizia alla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, è chiuso il nome di chi potrebbe avere guidato l’auto su cui il piccolo di 7 anni fu caricato fuori da scuola» scrive il quotidiano nazionale.

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