«Perdevo i pezzi e non potevo farci nulla
Mi ha salvato l’amore per mia moglie»

Marco Maffeis accusa uno strano malessere, poi la terribile scoperta: carotide ostruita del 93%. L’intervento, la rinascita.

A volte capita di sentirsi come «Quello che perde i pezzi» della canzone anni Settanta di Giorgio Gaber: «Perdo i pezzi ma non è per colpa mia, se una cosa non la usi, non funziona, ma che vuoto se un ginocchio ti va via, che tristezza se un’ascella ti abbandona». Si dice per scherzo, per esempio, quando sembra di non essere all’altezza, si teme insomma di non avere più il controllo della situazione.

A Marco Maffeis, però, creativo di Clusone, è capitata davvero un’esperienza simile: oggi – vent’anni dopo – può raccontarlo sorridendo, «allora, però – osserva –, non scherzavo; quell’evento mi ha cambiato la vita». Marco aveva quasi quarant’anni, e all’inizio aveva avvertito solo un sintomo bizzarro, al quale non aveva dato molta importanza: «Sentivo freddo in un punto preciso della testa. Era inverno, ho cercato di rimediare indossando un cappello. Un’imperdonabile leggerezza, se ci penso ora. Non ho considerato che era davvero troppo strano, che non avrei dovuto sottovalutare un segnale di quel tipo. Come spesso accade, però, avevo mille cose da fare. Mi trovavo in un momento molto delicato della mia vita, nel bel mezzo di un cambiamento importante dal punto di vista professionale. Ho attribuito allo stress quello che mi stava accadendo».

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