Pronto soccorso, 7 casi su 10 non urgenti
La macchia «grave»? Era pennarello

Da una notte trascorsa in ospedale la conferma che moltissimi accessi riguardano casi banali, come quello del papà che ha scambiato il segno di un pennarello per una macchia pericolosa. E così i tempi di attesa si dilatano. Su «L’Eco di Bergamo» in edicola oggi, martedì 10 settembre, approfondimento di due pagine.

Ogni giorno i medici del pronto soccorso devono fare i conti con cittadini che si presentano senza avere nulla. Il caso più emblematico per la sua assurdità è quello di un papà che ha portato il bambino al «Papa Giovanni» perché aveva una macchia rosa sulla schiena. Il pediatra scopre subito che è «colpa» del fratellino e compila il referto: «A livello della schiena chiazza colore rosa fucsia. Verosimile evidenziatore/pennarello». Trattamento: «Si rimuove con acqua e sapone». Ci pensa direttamente il medico: un paio di passate sulla schiena e la macchia sparisce. E alla fine sparisce anche il padre, mortificato, con in braccio il bambino.

Un caso limite, avvenuto poche settimane fa, che spiega alla perfezione i problemi quotidiani dei medici. Nei primi sei mesi del 2019 all’ospedale di Bergamo gli accessi impropri sono stati oltre il 70%: codici verdi e codici bianchi. Sono numeri preoccupanti perché rischiano di avere conseguenze sui casi che necessitano davvero di interventi d’urgenza.

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