«Qui Bergamo, America fermati»
Quel post condiviso 1 milione di volte

Coronavirus, Cristina Higgins, nata a Philadelphia, vive con la famiglia a Bergamo alta. Ha fatto un post su Facebook che ha scatenato più di un milione di condivisioni. L’hanno chiamata Nbc e Cnn, come reporter «al fronte»

Martedì Cristina Higgins ha messo un post su Facebook: «Vi scrivo da Bergamo, Italia, nel cuore della crisi coronavirus. I notiziari dei media americani non hanno colto la gravità di ciò che sta accadendo qui. Sto scrivendo questo post affinché ciascuno di voi, oggi, non il governo, non la scuola del vostro quartiere, non il sindaco ma ciascun singolo cittadino abbia l’opportunità di intraprendere azioni in grado di evitare che l’attuale situazione italiana diventi quella del vostro Paese. L’unico modo di fermare il virus è limitare il contagio. E l’unico modo per limitare il contagio è che milioni di persone cambino subito i loro comportamenti»:.

Parole chiare, secche, in stile americano. Scritte in inglese, dunque pronte a volare per il mondo attraverso il web, anche aldilà degli Stati Uniti, come una testimonianza diretta e accorata.

Cristina ha parlato anche delle misure adottate dal nostro governo per fronteggiare l’epidemia, paragonandole all’atteggiamento di molte persone che negli Usa continuano a minimizzare l’epidemia definendola come una banale influenza: «Quando il primo ministro Conte ha annunciato che l’intero Paese, 60 milioni di persone, sarebbe stato messo in quarantena, la frase che mi ha colpito di più è stata “non c’è più tempo”. Perché per essere chiari, questo blocco nazionale è come se fosse una bufera. Ciò che Conte intende dire è che se il numero di contagi non inizia a diminuire il sistema, l’Italia, crollerà».

Descrivendo le situazioni drammatiche vissute dai nostri ospedali, con medici costretti a scegliere chi ha più possibilità di sopravvivere e dunque di essere curato, ha lanciato un appello: «Hai la possibilità di fare la differenza e fermare la diffusione del virus nel tuo Paese. Fai in modo che l’intero ufficio lavori a casa oggi, annulla le feste di compleanno e altri incontri, resta a casa il più possibile. Se hai la febbre, qualsiasi febbre, resta a casa. Sappiate che anche bloccare l’Italia era al di là di ogni possibile immaginazione, soltanto una settimana fa. Presto non avrai scelta, quindi fai quello che puoi adesso».

«L’altra mattina - dice Cristina - mi ha chiamato Nbc, un programma molto seguito negli Stati Uniti», al quale lei ha descritto la situazione italiana come «surreale e distopica», come essere stati catapultati all'improvviso in un romanzo di Isaac Asimov, o, peggio, in un film di Stanley Kubrick. Poi, venerdì, l’ha chiamata anche Cnn: a Erin Burnett ha detto che vivere in questi «arresti domiciliari» a Bergamo oggi è come «vivere nel terrore», e che però lei e i suoi figli reagiscono, preparano «una torta tutti i giorni», «piccole cose» che aiutano a passare il tempo in modo bello in famiglia. Dando anche un messaggio di speranza: «Insieme possiamo passare attraverso questo momento: ce la faremo. Spero che tra una decina di giorni le cose comincino a migliorare».

Risultato di tutto questo incrocio di media potentissimi, il post di Cristina ieri sera aveva 1,1 milioni di condivisioni nel mondo, e anche un numero spaventoso di commenti. E’ probabile che abbia influenzato i comportamenti di molti. La gente evidentemente in questo momento cerca testimonianze dirette, al di là, al di sotto dei canali ufficiali: «Io ho dei parenti in California - spiega -, mi preoccupavo di avvisarli di qualcosa che ha iniziato a colpire anche loro, in questi ultimi giorni. Ma ho ricevuto reazioni anche dalla Turchia, dalla Spagna, dalla Svizzera, il mio testo è stato anche subito tradotto in altre lingue. Io, fra l’altro, non faccio mai post su Facebook, non sono affatto una persona molto attiva sui social network. Non avrei mai immaginato una reazione del genere, mi ha davvero sorpreso quello che è successo. Sto seguendo quello che scrive il “New York Times”, leggo molti giornali americani, e ho visto che stanno mettendo sull’allarme le persone in merito a quanto sta avvenendo qui a Bergamo, ed entrano anche nei dettagli. Ma so, da mia sorella ad esempio, che gli americani si stanno perdendo in discussioni tipo su chi abbia messo in giro questo virus, forse i democratici per cacciare Trump...».

Già, questo è successo anche da noi. Quando ti arriva addosso l’emergenza sanitaria grave, però, un po’ si smette: «Sì, un mese fa anche in Italia c’era molta gente che non credeva ancora a una cosa del genere. Del resto, ho seguito anche gli interventi del sindaco di Bergamo Giorgio Gori: dieci giorni fa neppure lui immaginava esattamente il punto a cui siamo arrivati ora. Quello che cercavo di fare è aiutare le gente a vedere le cose un po’ prima, e ad agire»:

Suo marito, Francesco Carantani, è bergamasco, lavorava per Italcementi, poi ceo Italia per Comifar e quindi Fintyre: «Ci siamo conosciuti in California. Ci siamo laureati alla Business School nel 2003, abbiamo iniziato a girare per il mondo con Italcementi: siamo rientrati a Bergamo quattro anni fa, subito dopo la cessione dell’impresa». Hanno tre figli, Paolo, Isabella e Chiara, nati uno subito dopo l’altro: «12, quasi 11 e 9 anni: quando siamo venuti qui non parlavano neppure italiano». Vivono in Città alta, i ragazzi frequentano la scuola pubblica Ghisleni.

Lei insegna in Università a Milano: «Per il Programma Is, che raccoglie studenti dagli Stati Uniti che studiano per un semestre in Italia: hanno professori di Università Cattolica, Bocconi, Politecnico. Noi forniamo programmi in lingua inglese»

Oggi Cristina si sente «spaventata»: «Mio marito è nato qua, abbiamo la famiglia vicino, e tanti amici: riceviamo continuamente messaggi, telefonate che qualcuno di conosciuto è stato contagiato o, purtroppo, è morto. Abbiamo un amico dottore in prima linea in questa battaglia, e per la sua famiglia è una situazione molto stressante, è difficile arrivare a sera. Ogni giorno non so cosa accadrà, non so chi altro risulterà colpito. Siamo qui come ogni altro bergamasco, in casa. La situazione è molto difficile. Mio marito è cresciuto in Borgo Palazzo e da laggiù arrivano dei veri “bollettini di guerra”, e in effetti sembra di essere piombati nella Seconda guerra mondiale».

Nonostante tutto, però, Cristina Higgins non è pentita di aver deciso di vivere qui: «Nella mia vita ho abitato in almeno dieci Paesi diversi, e devo dire che Bergamo è una città straordinaria, fantastica. Sono così contenta di vivere qui! Finora non abbiamo ancora comprato una casa da nessuna parte, invece ora stiamo cercando proprio qui, ed è una svolta, perché di solito ogni tre anni cambiavamo. Bergamo è una città eccezionale, io sono molto felice di vivere qui», conclude.

Ora non sa se continuare questa sua funzione di «ponte» informativo tra il «cluster» di Bergamo e il mondo: «Mi sento a disagio ad avere queste centinaia di migliaia di follower - confessa -. Mi sta ronzando per la testa un altro post, perché adesso anche negli Stati Uniti qualche persona inizia a essere chiusa in casa, e la gente non è contenta: vorrei scrivere per spiegare loro quanto ciò sia realmente necessario. Se farò un altro intervento sarà sicuramente sull’opportunità di fare questi sacrifici. Di stare alle regole che verranno stabilite, e fermarsi». Lo dice pensando «alla mia famiglia in California, a mia cognata che lavora in un ospedale: voglio mandare loro un messaggio per tempo».

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