Rifugiati a Bergamo, i numeri
Accolto solo il 4,7% delle domande

Sono 3.124 le domande presentate da richiedenti asilo alla commissione territoriale di Brescia a cui fanno capo le province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova.

Entrata in funzione nel marzo 2015 è riuscita ad esaminare, con una media di 16 persone al giorno,1.586 domande (dato al 31 dicembre 2015). I numeri che riguardano l’esito delle richieste evidenzia che i dinieghi rappresentano il 64% del totale (pari a 1.024 persone). Solo il 6,7% dei casi (106 persone) vede il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 14,2% (225) ha ottenuto la protezione umanitaria, l’8,6% la protezione sussidiaria (136 casi). Complessivamente poco meno del 30% (pari a 467 persone) dei richiedenti asilo ha diritto a una forma di protezione e quindi un permesso di soggiorno che regolarizza la propria posizione.

Alla Commissione di Brescia (prima a quella di Milano) compete l’analisi delle domande presentate dai richiedenti asilo presenti in Bergamasca (ad oggi 1.450). Di questi, dalle due Commissioni sono state esaminate 361 persone. I dinieghi sono stati 221, a fronte di 80 esiti positivi (17 riconoscimenti di asilo, 59 di protezione umanitaria, 14 sussidiaria) con una percentuale del 73 % di non riconoscimenti. Altre 50 persone sono in attesa della risposta definitiva dopo essere già state ascoltate in commissione.

Gregorio Fontana, deputato di Forza Italia e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, commenta questi dati sottolineando che «l’attività della commissione, svolta da funzionari che lavorano al meglio, non è adeguata al flusso di persone presenti sul territorio. I tempi di attesa sono troppo lunghi; non sono rispettosi nei confronti degli italiani che l’accoglienza la sostengono con risorse economiche, ma nemmeno nei confronti delle persone che attendono una risposta e che nel frattempo non possono lavorare. Il governo non sta rispondendo alle esigenze effettive. Questa situazione ingenera poi tensioni sociali». Secondo Fontana sarebbe necessario istituire una commissione in ogni provincia: «A Bergamo si aprirà una sottocommissione che permetterà di ridurre i tempi, ma non in modo significativo».

Una seconda questione che rimane aperta riguarda i dinieghi: «Le persone che non hanno titolo per rimanere in Italia dovrebbero essere espulse e rimpatriate. Fino ad ora di rimpatri ne sono stati fatti realmente poche centinaia». Per il parlamentare il problema delle frontiere è molto serio: «Abbiamo una bomba ad orologeria pronta ad esplodere al confine italiano orientale. La frontiera con la Slovenia non è presidiata e l’Austria sta effettuando da tre giorni respingimenti di migliaia di persone».

Per Elena Carnevali, deputato Pd e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, il governo ha positivamente accolto la richiesta di aumentare le commissioni; rimane aperta la questione dei rimpatri che necessitano di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei migranti, mentre chi è in attesa di espulsione dovrebbe sostare per un massimo di 90 giorni nei Cie. «Sulla percentuale delle persone che non vedono accolta la propria domanda di asilo è necessario puntualizzare – sottolinea Carnevali - che il riconoscimento giudiziario dei ricorsi è pari spesso a cifre intorno al 73% dei casi. Ciò significa che il magistrato nel 73% dei casi dà ragione al richiedente asilo. Il dato è stato fornito nella recente audizione in Commissione di inchiesta dal prefetto Angelo Trovato, Presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo. Elemento che è stato ribadito durante l’audizione, anche dal rappresentante dell’Unhcr».

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