Rifugiati a pranzo con 130 famiglie
Strette di mano, storie e abbracci

Un’esperienza positiva, ricca e che vale la pena raccontare. Si tratta dell’iniziativa «La tavola condivisa» promossa da Acli Bergamo, Cooperativa Ruah, Comunità di San Fermo, Patronato San Vincenzo, Ufficio per il Dialogo Interreligioso, Caritas, che domenica 20 dicembre ha coinvolto oltre 130 famiglie bergamasche che hanno deciso di aprire la porta della propria casa per incontrare i giovani richiedenti asilo.

Domenica nella parrocchia di San Francesco erano oltre 400 le persone venute per condividere l’esperienza, affollando all’inverosimile la sala dell’oratorio tanto che don Mario Marossi ha fatto spostare tutti in chiesa.

«È stata una domenica piacevolissima - dice Salvatore Blando -. Abbiamo accolto l’invito fatto dalla nostra parrocchia di Redona. Abbiamo allargato l’invito ad altri amici che non avevano per ragioni di spazio la possibilità di ospitare due ragazzi. Così eravamo in 11». Mbjubea e Mdboshir sono arrivati dal Bangladesh e a casa di Salvatore si sono trovati bene: «Abbiamo mangiato tanto, tanto» dicono sorridendo. Hanno avuto modo di raccontare del loro Paese, dove avevano un lavoro sottopagato, e del viaggio fino alla Libia.

Alla fine della giornata ci sono abbracci, strette di mano, scambio di numeri di telefono. Tante le foto scattate. Le famiglie vorrebbero non «perdere di vista» i ragazzi che non sono più generici richiedenti asilo, ma hanno ora un nome, un volto, una storia.

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