Salì sulla Sea Watch, multato Martina
«Ci hanno autorizzato e poi denunciato»

Multato con l’esponente Pd Matteo Orfini per l’episodio accaduto mesi fa. Il bergamasco: «Vicenda che va chiarita, fa emergere un cortocircuito pericoloso».

Multati per aver trasgredito la legge. Si parla degli esponenti del Pd Matteo Orfini e Maurizio Martina, i quali sono stati sanzionati nelle ultime ore per un fatto che risale a mesi fa, quando salirono a bordo della Sea Watch 3 nonostante il blocco che era stato imposto. Su Facebook, Orfini scrive: «In questo Paese accadono cose inquietanti che non possiamo rassegnarci a considerare normali». Il deputato del Pd, nella mattinata di martedì 9 luglio, a Siracusa ha chiesto, assieme al bergamasco Maurizio Martina, di essere ascoltato dalla Capitaneria di Porto, per ricordare che «a gennaio salimmo sulla Sea Watch 3 bloccata dal governo al largo di Siracusa. E fummo denunciati per questo. Violazione dell’articolo 650 del codice penale. L’accusa è di aver disobbedito a un divieto di avvicinamento alla nave. E mesi dopo siamo stati multati. L’accusa è di non aver osservato le norme di polizia relative alla libera pratica sanitaria», sottolinea.

«Peccato – prosegue nel suo intervento – che le cose non andarono così. Prima di salire incontrammo in prefettura prefetto e comandante della capitaneria ai quali notificammo la nostra intenzione di salire per verificare le condizioni della nave. Esercitando così le nostre prerogative parlamentari di sindacato ispettivo. Fummo autorizzati, tanto che le istituzioni in questione ci aiutarono a organizzare la logistica del breve tragitto di avvicinamento alla nave e comunicarono alla Sea Watch che eravamo autorizzati a salire a bordo».

«È andata esattamente così – spiega anche Martina riprendendo il post di Orfini –. Ci siamo mossi nel solco di ciò che la Costituzione dispone per l’esercizio del mandato parlamentare. Abbiamo informato e condiviso i passi con le autorità preposte che prima ci hanno autorizzato salvo poi denunciarci e multarci per le nostra attività ispettiva. È una vicenda che va chiarita fino in fondo perché fa emergere un cortocircuito pericoloso».

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