Salvare i figli dal cyberbullismo
Arriva la «resistenza non violenta»

Chiusi in camera ma connessi con il mondo: per i ragazzi i social sono importanti ma anche potenzialmente pericolosi. Ecco i consigli degli esperti per affrontare il cyberbullismo.

Da un lato i giovani, quelli che lasciano prima del tempo i banchi di scuola, che si rinchiudono in camera, potenzialmente connessi con il mondo, e che sviluppano rapporti sociali distorti con i loro coetanei, finendo per diventare autori o vittime di reati. Dall’altro lato i genitori, in difficoltà nel gestire rapporti e modalità di educazione di questi ragazzi. Attorno a questo tema, e al lavoro che il Centro per il bambino e la famiglia (Cbf) svolge proprio per restituire ai genitori i mezzi necessari per educare i loro figli, si parlerà oggi in un convegno organizzato da Nepios e ospedale Papa Giovanni XXIII (di cui il Cbf fa parte), durante il quale si confronteranno operatori sanitari, magistrati, avvocati e forze dell’ordine. L’argomento è delicato e di interesse, e a testimoniarlo sono i 500 professionisti che si sono iscritti, esaurendo i posti disponibili.

Il Cbf porterà la testimonianza della «Resistenza non violenta», una pratica svolta dai suoi operatori e rivolta proprio ai genitori. «Resistenza non violenta» significa cercare una relazione con i figli, in un percorso di crescita condiviso e non basato su restrizioni e punizioni. Un metodo nuovo, oggi considerato uno dei migliori, che il Cbf è il primo a sperimentare in Italia e che sarà illustrato nel convegno da Irit Schorr-Sapir, co-fondatrice della Scuola di Resistenza Non Violenta di Israele.

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