Sciopero dei lavoratori di Sab
Bus fermi martedì dalle 17 alle 21

Bus fermi e braccia incrociate martedì 15 novembre per i lavoratori della SAB di Bergamo che sciopereranno dalle ore 17 alle ore 21 (per il personale viaggiante, ultime quattro ore del turno per il personale degli impianti fissi) nel giorno della mobilitazione indetta in tutte le aziende di proprietà e controllo del Gruppo Arriva presenti in Lombardia (oltre a SAB di Bergamo, anche SIA e SAIA di Brescia, KM di Cremona, SAL di Lecco, ognuna con un’articolazione diversa delle ore di sciopero).

La protesta è organizzata contro la cancellazione dei contratti aziendali in SAB (e nelle altre aziende citate) e la rottura delle relazioni industriali in tutto il Gruppo Arriva. «Nei mesi scorsi avevamo iniziato una trattativa con SAB con lo scopo di rivedere le percorrenze – ovvero i tempi con i quali gli autisti devono percorrere il tragitto loro assegnato – e ridurre i numerosi disservizi e ritardi che quotidianamente vengono registrati sulle linee” hanno commentato oggi pomeriggio Marco Sala della FILT-CGIL, Antonio Scaini di FIT-CISL e Giacomo Ricciardi di UILTrasporti di Bergamo. “L’azienda non solo ha rotto le relazioni industriali ma ha cancellato gli accordi aziendali precedenti. La riorganizzazione e la riassegnazione del servizio che avverrà attraverso gare vedrà la SAB-Gruppo Arriva avere, così, un costo del lavoro più basso rispetto ad altre aziende concorrenti: qualora dovesse aggiudicarsi il servizio, SAB però non sarà in grado di rispondere alle nuove esigenze di mobilità dei cittadini. Per queste e tante altre ragioni il nostro sciopero è l’unico strumento che rimane per salvaguardare la qualità del lavoro e fare in modo che SAB-Gruppo Arriva non peggiorino ulteriormente il servizio rivolto agli utenti». Alla vigilia dello sciopero si terrà anche un volantinaggio davanti alla stazione di Bergamo: lunedì 14 novembre sarà distribuita all’utenza una lettera con le motivazioni della protesta.

A partire dall’estate del 2016 le società SAB di Bergamo, SIA e SAIA di Brescia, KM di Cremona, SAL di Lecco sotto la direzione del Gruppo hanno scelto, parallelamente a legittime politiche di fusioni societarie (SAL – SAB, SAIA – SIA), di rompere le relazioni industriali con una serie di atti unilaterali: disdette di accordi di secondo livello (SAB e SAL di Bergamo e Lecco) o passaggi nei CCNL di riferimento da ASSTRA ad ANAV (SIA società autoservizi spa, KM spa e SAB rispettivamente di Brescia, Cremona e Bergamo).

Ricordiamo che il Gruppo Arriva è di proprietà di Deutsche Bahn per il quale svolge funzione di divisione per il trasporto pubblico locale fuori dalla Germania, con 55.900 dipendenti in 14 paesi europei. Nel contesto nazionale agisce attraverso la Holding Arriva Italia S.r.l.

«Non siamo in presenza di situazioni di criticità economica. Anzi in questi anni il Gruppo Arriva ha realizzato in tutte le sue aziende italiane buoni risultati di bilancio (in parte immaginiamo girati alla casa madre) - si legge in una nota sindacale unitaria regionale .- Non ci sono state rotture con le rappresentanze dei lavoratori che anzi avevano dato la disponibilità ad una contrattazione specifica indirizzata a modernizzare il servizio di Trasporto Pubblico Locale per rispondere alle nuove esigenze di mobilità e ad accompagnare la scelta delle fusioni tra aziende che abbiamo apprezzato. E allora? Semplicemente questa importante multinazionale dal trasporto ha deciso, anche per risolvere le difficoltà legate ad una mancata espansione nel mercato italiano, di affrontare le gare che si terranno per definire l’affidamento del servizio sui diversi territori puntando esclusivamente a comprimere il costo del lavoro, i salari dei lavoratori e i diritti maturati nel corso di tanti anni. Il rischio è quello di produrre una corsa al ribasso sulle imminenti gare di affidamento del servizio: infatti chiunque vorrà concorrere alle gare dovrà farlo a partire da offerte che per essere competitive dovranno prevedere trattamenti addirittura sotto il CCNL. Vogliamo lanciare un allarme a tutte le istituzioni pubbliche locali e regionali. A chi giova, oltre alla proprietà tedesca, questa politica? Le gare, pure necessarie, devono necessariamente essere uno strumento di taglio dei salari e peggioramento del servizio?».

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