Sciopero dei medici, adesione altissima
Sale operatorie chiuse e interventi saltati

Anche a Bergamo e provincia, seppure non ci siano dati ufficiali, massiccia adesione.

Lo sciopero di 24 ore, iniziato alla mezzanotte di venerdì 23 novembre, coinvolge medici dipendenti degli ospedali del servizio sanitario nazionale di tutta Italia e arriva dopo diverse settimane di mobilitazione, assemblee, sit-in, per rivendicare «il diritto a curare e il diritto a essere curati».

Anche a Bergamo e provincia fonti sindacali ancora non confermate dai dati ufficiali delle aziende ospedaliere parlano di adesione massiccia e di centinaia di interventi saltati.

Ad aderire, i camici bianchi dell’Intersindacale medica che riunisce tutte le principali sigle della categoria. «Siamo costretti a fermarci un giorno per non fermarci per sempre nei prossimi anni», spiega Palermo. Il definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale prosegue, aggiunge, «perché l’incremento del fondo sanitario per il 2019 è di un miliardo appena, pari allo 0,88% rispetto all’anno precedente, ovvero è in decremento rispetto all’inflazione». Quello che i medici lamentano è inoltre una crisi di organico.

«Già oggi - precisa il segretario Anaao - la dotazione organica è del 10% in meno rispetto al 2009 e le prospettive sono drammatiche. Nei prossimi anni andranno in pensione con la legge Fornero 45.000 tra medici, dirigenti sanitari e veterinari. Un numero tale da mettere in ginocchio qualsiasi sistema sanitario nazionale se non si provvede immediatamente e rapidamente alle nuove assunzioni». In caso contrario si andrà verso il peggioramento delle già critiche condizioni di lavoro.

«Lavoriamo male, siamo pochi, abbiamo turni massacranti, non possiamo godere delle ferie e questo si ripercuote inevitabilmente sulle cure che forniamo al cittadino», spiega Alessandra Di Tullio, segretaria del Fassid. A questo si aggiunge il problema della mancanza di medici specialistici e il numero troppo esiguo di borse di specializzazione messe a disposizione per formarli e il nodo del mancato rinnovo del contratto. «Siamo gli unici dipendenti del settore pubblico - spiega Di Tullio - a non aver avuto rinnovo del contratto, abbiamo retribuzioni ferme a 10 anni fa».

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