Insegnanti senza laurea, la sentenza
Mille cattedre a rischio a Bergamo

La sentenza del Consiglio di Stato di mercoledì - quella con cui il diploma di scuola magistrale anche se conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 non è da considerarsi abilitante all’insegnamento - avrà serie ripercussioni anche nella Bergamasca.

La decisione colpisce infatti circa mille insegnanti che lavorano sia alla scuola dell’infanzia che alla primaria, molti dei quali già con un contratto a tempo indeterminato. Contratto che, ora, con tempi e modi che verranno definiti nei prossimi mesi, verrà rescisso. «Non abbiamo ancora ricevuto – spiega il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo Patrizia Graziani – comunicazioni ufficiali dal Ministero, e prima di muoverci dovremo attendere indicazioni precise». Contro la decisione del Consiglio di Stato si scagliano i sindacati. E un gruppo di diplomati magistrali sta già pensando a un ricorso alla Corte Europea.

La questione era nata nel 2014 quando una sentenza (sempre del Consiglio di Stato) aveva deciso per la validità abilitante del diploma magistrale, un provvedimento richiesto, da una decina d’anni, dai diplomati agli istituti magistrali che non avevano iniziato a insegnare immediatamente ma solo dopo qualche anno dal diploma. Dopo il 2002 infatti il diploma di scuola magistrale per coloro che non hanno iniziato a lavorare subito nel mondo della scuola ha perso il suo valore di abilitazione. Dopo la decisione positiva sono iniziati i ricorsi in massa e le decisioni, spesso contraddittorie tra loro, di Tribunali amministrativi regionali e giudici del lavoro, fino ad arrivare, di nuovo, al Consiglio di Stato.

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