«Si è arricchito ai danni della collettività». Richiesti 5 anni e 6 mesi per il manager Gianfranco Cerea

Con la Voluntary disclosure aveva dichiarato al fisco di essere un collezionista di opere d’arte, per l’accusa, invece, Gianfranco Cerea, manager bergamasco di 58 anni, era un commerciante.

Il pm Emanuele Marchisio ha chiesto la condanna a 5 anni e mezzo per Gianfranco Cerea 57 anni, manager di Bergamo con la passione per l’arte (è proprietario di una delle 4 copie esistenti al mondo del «Bacio»di Hayez ), a processo per false dichiarazioni nella Voluntary disclosure (Vd) , la procedura di autodenuncia per la regolarizzazione dei patrimoni all’estero frutto di reati fiscali, presentata nel 2015.

Secondo l’accusa, qualificandosi nella relazione di accompagnamento alla Vd c ome collezionista di opere d’arte e non come commerciante, Cerea avrebbe risparmiato 1.959.208 di euro, tuttora sotto sequestro . «L’imputato è un evasore e falsificatore seriale», « una persona ricca che ha voluto arricchirsi in maniera spudorata ai danni della collettività », ha sostenuto il pm, che ha anche chiesto la confisca di due milioni e 128 mila euro.

Marchisio ha accennato alla querelle con Cristina Caleffi, la cognata del sindaco Gori, che aveva affidato a Cerea 100 milioni di euro da investire e che si sarebbe ritrovata con un patrimonio di opere d’arte per un valore totale inferiore ai 30 milioni . Lei lo ha denunciato e in Procura è stata aperta un’inchiesta sulla vicenda. La Voluntary disclosure di Cerea era, fra quelle presentate nel 2015, la più consistente delle tremila presentate in Bergamasca e tra le più significative della Lombardia come importo: oltre 60 milioni di euro. Il 28 gennaio prossima udienza, nella quale prenderanno la parola i difensori.

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