Si è spento monsignor Angelo Gelmi
Una vita per la Bolivia. Lunedì i funerali

Si è spento venerdì 17 giugno nella casa di riposo Piccinelli di Scanzorosciate monsignor Angelo Gelmi vescovo ausiliare emerito di Cochabamba, uno dei giganti della missione diocesana in Bolivia.

Aveva 78 anni e dal 2013 era rientrato in Italia per curarsi, ma la sua vita, dalla Val Seriana, da Gandino, è stata tutta spesa nel Paese sudamericano.I funerali saranno celebrati lunedì 20 giugno alle 10 nella Basilica di Gandino. Domenica 19 giugno alle 17, veglia di preghiera nel vicino Centro pastorale dove è allestita la camera ardente. Sacerdote della diocesi di Bergamo appartenente al Patronato San Vincenzo, monsignor Gelmi si può considerare un «figlio spirituale» di don Bepo Vavassori, fondatore del Patronato. A 11 anni, orfano di padre e con la mamma ammalata, era stato accolto nella Casa dell’orfano a Ponte Selva e poi entrò al Patronato il 5 dicembre del 1949 dove proseguì gli studi dalle scuole elementari fino all’apprendistato in falegnameria. Capace nel suo mestiere sentì però forte la vocazione sacerdotale e frequentò il Seminario di Bergamo fino all’ordinazione il 28 giugno 1968 insieme a don Giuseppe Bracchi, uno dei superiori generali del Patronato. Ecco il ricordo su Facebook dell’Arcidiocesi di Cochabamba.

Da lì a due anni la partenza per la Bolivia, destinazione La Paz, la capitale. Fu di fatto il quarto sacerdote, dopo monsignor Berto Nicoli, padre Antonio Berta e padre Josè Ferrari, a partire per la missione diocesana: a La Paz andava proprio ad affiancare padre Berta nella Ciudad del Nino, la casa di accoglienza degli orfani aperta dal Patronato in Bolivia. Mentre padre Berta si spostava a Cochabamba per aprire la seconda Ciudad del Nino, don Angelo Gelmi viveva gli anni difficili della dittatura nel Paese sudamericano nella capitale.

Nel 1975 don Angelo chiede di essere trasferito a Sacaba, con don Berto Nicoli, una cittadina di 30 mila abitanti vicino Cochabamba e qui inizia la sua missione sull’altipiano. Una ventina le comunità sulla cordigliera del Tunari fatte di agricoltori e di allevatori di capre e di lama. Una vita aspra, dura, in piccole comunità fatte di poche famiglie, spesso di persone analfabete, che parlavano la lingua quechua, uno degli idiomi nativi dei boliviani insieme all’aymara.

Tapacarì, Pongo Capinota, Chalviri, sono solo alcune delle comunità in cui visse don Angelo: anche quando il 4 aprile 1985 fu eletto vescovo ausiliare di Cochabamba e ordinato il successivo 29 giugno, non lascio mai l’altipiano: a Tapacarì fece costruire un collegio per far studiare i ragazzi che vivevano sulla Cordillera.

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