Strade, incubo incidenti
Seicento morti in 10 anni

Oltre 30 mila schianti. Vittime in calo, ma non sulle provinciali. Maglia nera alla Calepina: 382 scontri gravi. Nell’Isola le arterie più a rischio.

Messi in fila, uno di fianco all’altro per 10 anni, i numeri fanno spavento, anche se qualche buona notizia c’è. Dal 2006 al 2015, il pallottoliere assemblato sui dati di Istat e Aci ha contato 30.356 incidenti su tutte le strade – autostrade, superstrade, statali, provinciali, extraurbane e urbane – della provincia di Bergamo: 634 i morti. Tantissimi, troppi. Però gli incidenti sono sempre meno: dai 3.014 del 2006 si è scesi ai 2.929 del 2015. E le vittime sono quasi dimezzate: 85 nel 2006 e 49 nel 2015 (il numero più basso del decennio).

Ma le «buone» notizie finiscono qui: sui 1.350 chilometri complessivi di strade provinciali dalle Valli alla Bassa, la flessione non c’è, anzi spesso accanto ai dati appare un triste «segno più». Tra le oltre 150 strade provinciali che solcano il suolo orobico, la «maglia nera» spetta ad alcune precise aree: i 16 chilometri della provinciale 91, quella della Val Calepio, che da Brusaporto si spinge sino a Castelli Calepio e dunque al confine col Bresciano, rappresentano il raccordo provinciale più pericoloso della Bergamasca. Lo dicono i numeri: dal 2006 al 2015 la Calepina è stata teatro di 382 incidenti gravi e otto persone hanno perso la vita. È il tratto che attraversa Tagliuno, capoluogo di Castelli Calepio, quello più a rischio, con 79 schianti in 10 anni, seguito dal tratto in territorio di San Paolo d’Argon, con 68 scontri, e al lembo di strada che corre da Gorlago, con 45 sinistri. Ed è proprio a Gorlago che due automobilisti (nel 2009 e nel 2015) sono stati coinvolti in incidenti mortali; due i decessi anche a Carobbio, uno nel 2008 e l’altro nel 2010.

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