Tagli ai percorsi di scuola-lavoro
«Un’esperienza da difendere»

Prevista una sforbiciata a ore e risorse dell’alternanza scuola-lavoro. Gli imprenditori: avanti con le buone pratiche.

C’è preoccupazione per la mini-riforma del sistema dell’alternanza scuola-lavoro ventilata dal governo, ma dal Miur arrivano rassicurazioni: le scuole potranno andare avanti con i loro progetti. Sono previsti tagli delle risorse economiche e delle ore, ma il mondo dell’imprenditoria bergamasca non teme le nuove regole: le buone pratiche ideate negli ultimi anni non verranno dimenticate. La mini riforma prevista dal ministro all’Istruzione Marco Bussetti nei prossimi mesi darà una sforbiciata a parte degli obblighi introdotti dalla legge della Buona Scuola: oltre a un taglio, nel Def, pari a 50 milioni di euro i fondi riservati alle attività dell’alternanza, anche le ore a disposizione subiranno un calo.

Secondo le anticipazioni, i licei non avranno più l’obbligo di garantire, dalla terza alla quinta, almeno 200 ore di alternanza, ma solo 90; per i tecnici si passerà da 400 a 150 mentre per i professionali da 400 a 180. Il nuovo monte ore sarà una soglia minima da garantire, ma ogni istituto avrà la libertà di investire tempo ulteriore per questo tipo di attività. «La revisione delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro – spiegano però fonti del Miur – non è una scelta improvvisa, ma ragionata, calibrata in base agli indirizzi di studio e attesa da docenti e studenti. Ha lo scopo di garantire maggiore qualità dei percorsi e di evitare esperienze poco edificanti per insegnanti e ragazzi che troppo spesso hanno creato sfiducia verso questo importante strumento di orientamento. La riduzione non pregiudica poi assolutamente la possibilità delle scuole, nella loro autonomia, di ampliare i progetti di alternanza scuola-lavoro in base all’offerta dei territori. Ci sarà dunque un maggiore protagonismo delle scuole e non un obbligo calato dall’alto».

Bergamo apripista

Un nuovo cambiamento di rotta su un percorso che a Bergamo era arrivato molto prima dell’introduzione dell’obbligo scolastico imposto dalla legge 107 del 2015. Già nel 2003 infatti, quando dal ministero era stata avviata una prima sperimentazione che prevedeva 93 ore di alternanza sul triennio, il mondo bergamasco della scuola, ma anche dell’imprenditoria si erano interessati della nuova possibilità iniziando subito a progettare attività specifiche.

Negli anni le attività hanno coinvolto sempre più studenti: nel 2014-2015, alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di alternanza, i ragazzi coinvolti nei percorsi attivati in provincia di Bergamo erano solo 9.211. Numeri destinati a crescere vertiginosamente: negli ultimi anni gli studenti impegnati in attività di alternanza (nelle varie forme previste) sono stati circa 24 mila. «A Bergamo la partita è iniziata dal 2003 – conferma Sara Pavesi, responsabile dell’area Education e Innovazione di Confindustria –, con un buon numero di studenti coinvolti. Attività di questo tipo sono importanti perché hanno permesso al mondo della scuola e a quello del lavoro di avvicinarsi. In particolare, per noi, si trattava di lavorare, insieme all’ambiente scolastico, sull’orientamento (in un territorio a forte vocazione manifatturiera poter spiegare quali fossero le professionalità maggiormente richieste) e sulle curvature dei percorsi di istruzione, in particolare sui tecnici e sui professionali (da queste esperienze sono nati, per esempio, i percorsi sulle materie plastiche e sulla gomma). Nel tempo, oltre a seguire questi obiettivi, abbiamo anche aumentato il nostro impegno, perché le possibilità dell’industria 4.0 e dell’innovazione non hanno fatto altro che enfatizzare la necessità di collaborazione».

«Avanti con le buone pratiche»

Alternanza non è solo un momento che coinvolge gli studenti, ma anche un percorso per far sì che anche i docenti si rimettano in gioco e si formino a loro volta, per poi trasferire le proprie conoscenze ai più giovani. «L’alternanza – continua Pavesi – integra il sistema scolastico con quello delle imprese, che altrimenti rischiano di viaggiare su binari paralleli che non si incontrano mai. Il fatto che la Buona Scuola abbia introdotto l’obbligo di alternanza, l’abbia resa strutturale, non ha fatto altro che favorirne l’implementazione: ha portato a sistema una modalità di lavoro e ha sdoganato questi percorsi in ogni tipo di percorso di istruzione».

Ora si cambia. «Non temiamo – aggiunge – che la situazione sul nostro territorio possa regredire. Si tratta solo di continuare a valorizzare bene le buone pratiche di cui siamo stati protagonisti». Sul territorio si lavora in squadra, anche con l’Ufficio scolastico territoriale e le scuole. «Oggi – conclude – gran parte delle scuole non ragiona più sul monte ore a disposizione ma sulla progettualità, quindi anche il fatto che le ore siano meno non ci spaventa. Di certo dovremo essere bravi a mantenere un livello qualitativo sempre alto. Ce lo impone il mercato del lavoro: se abbandoniamo questa tensione che si è creata, rischiamo, sul lungo periodo, di andare incontro a nuovi effetti di mismatch (mancata corrispondenza tra domanda e offerta, ndr)». Per ora però ci si prepara ai cambiamenti solo sulla base di indiscrezioni. Il Ministero non ha ancora reso noti quali saranno i cambiamenti definitivi con documenti ufficiali, che sono attesi soprattutto dalle scuole. I dirigenti scolastici bergamaschi, prima di commentare i cambiamenti, vogliono leggere nero su bianco cosa succederà.

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