Tasse aeroportuali, Legambiente critica:
«Niente rincaro? Un costo per lo Stato»

Il governo ha cancellato il rincaro delle tasse aeroportuali previsto dalla legge di Stabilità sbloccando di fatto un investimento da 1 miliardo di dollari da parte del colosso Ryanair che da anni ha scelto Bergamo come sede principale in Italia. Una bella notizia? Non tutti la vedono così.

Dario Balotta, esponente di Legambiente e presidente dell’osservatorio nazionale liberalizzazioni infrastrutture e trasporti, critica la scelta dell’esecutivo. «La decisione del Governo di annullare l’incremento di € 2.50 della tassa municipale dal 1º Settembre 2016, e la modifica delle linee guida aeroportuali del Ministro Graziano Delrio, che hanno permesso di raggiungere un nuovo accordo di crescita con Ryanair, e di accelerare i piani di sviluppo per il mercato italiano nel 2017, spostano i costi dai passeggeri,il mercato, allo Stato. La cancellazione dell’aumento della tassa che torna a 6,5 euro a passeggero sarà coperta dall’Erario e costerà 180 milioni su base annua. Non solo ma il previsto incremento di passeggeri derivante dall’apertura di 44 nuove rotte nazionali avrà un costo minimo di comarketing di 15 milioni annua per le gestioni (pubbliche) degli scali minori. Gli investimenti di Ryanair costeranno alla mano pubblica 195 milioni l’anno. Dopo aver sovvenzionato Alitalia per mezzo secolo non si vorrebbe ora che il Governo ricominci con sovvenzioni indebite gli aiuti di Stato con Ryanair. Ryanair ha sempre fatto profitti e servizi di qualità senza aiuti di Stato non si vorrebbe che dietro la foglia di fico della crescita del turismo italiano si giustifichino prassi anticometitive e discriminatorie rispetto alle altre compagnie aeree che operano sul mercato nazionale».

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