Traffico di giovani calciatori ivoriani
Cinque indagati, anche a Bergamo

Cnque cittadini ivoriani sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Coinvolte persone sul nostro territorio bergamasco.

Si sarebbero finti genitori di cinque giovanissimi calciatori di nazionalità ivoriana per farli entrare in Italia, ottenere il permesso di soggiorno con la formula del ricongiungimento familiare e poi avviarli all’attività calcistica. Per questo la Squadra mobile di Parma, su delega del pm Fabrizio Pensa, ha eseguito una serie di perquisizioni a carico di cinque cittadini ivoriani, ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La notizia è stata resa nota da Ansa e le indagini erano partite nel 2017 quando il procuratore sportivo Giovanni Damiano Drago, nell’ambito di un procedimento penale per reati simili con altri giovanissimi giocatori africani protagonisti, aveva parlato dei cinque calciatori ivoriani.

Dalle indagini è emerso che un’indagata - secondo quanto riporta Ansa - dipendente dell’Atalanta Bergamasca Calcio, e l’allora marito, fondatore del club calcistico di Abidjan, avrebbero fatto entrare in Italia nel 2014, sempre attraverso un visto per ricongiungimento familiare, due figli che, dopo esser stati ingaggiati in squadre di calcio locali, sono oggi in forza alle prime squadre del Sassuolo e dell’Atalanta.

La sorella della prima indagata e il marito, poi, avrebbero portato in Italia, come presunti figli, altri due giocatori oggi in forza uno nel Lecce ed un altro in serie D. Infine un altro ivoriano, entrato in Italia nel 1987 e sposato con una cittadina italiana, portò nel 2014 un altro giovanissimo giocatore ivoriano che venne tesserato nel Parma Fc anche se attualmente è in prestito a un club finlandese.

Nella giornata di giovedì 9 luglio, contestualmente alle operazioni di perquisizione che hanno consentito di trovare e sequestrare parte della falsa documentazione utilizzata per ottenere l’ingresso sul territorio nazionale, i quattro ragazzi presenti in Italia sono stati sentiti come persone informate sui fatti e, dalle loro dichiarazioni, è stato raccolto il definitivo riscontro all’ipotizzata falsità dei loro rispettivi rapporti di parentela con gli indagati. Estranee ai fatti anche i club dove attualmente militano i giocatori.

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