Tunnel Autolinee «terra di nessuno»
E crescono lo spaccio e il disagio

C’è la musica, ci sono ragazzi che se stanno in piedi e si salutano pugno contro pugno, rapper nostrani con il loro bravo zainetto sulle spalle, le sneakers ai piedi e i pantaloni mimetici a vita bassa.

C’è quest’atmosfera molto social che, in un altro contesto e in una zona meno difficile, potrebbe anche passare come un momento di aggregazione punto e stop, ma che qui, alle Autolinee, dove ogni squarcio di luce si porta appresso anche il suo lato buio, assume inevitabilmente un riflesso negativo. Perché dietro ai «fist bump», dietro a questi saluti pugno contro pugno e agli smartphone sempre a portata di mano, si nascondono anche altri ammiccamenti. In una parola: spaccio.

Non è una novità: il corridoio coperto che collega i due edifici della stazione, con le sue ombre e i suoi passaggi angusti compreso l’accesso al deposito bagagli, è da tempo terreno fertile per il degrado e la frequentazione di sbandati. Intendiamoci, non tutti. Ma il giovane che, a pochi metri, già nell’atrio della stazione, è intento a scaldare una dose di hashish con l’accendino sì. Se vuoi niente, rispetto ai tossicodipendenti che, in passato, «si facevano» - e a volte si fanno tuttora - a ridosso del Vittorio Emanuele, ma comunque un segnale preoccupante.

«Purtroppo niente di inedito - allarga le braccia Giuliano Campagnola, gestore del deposito bagagli -. È sempre stato così: gli spacciatori approfittano della zona coperta tra i due edifici dell’Urban center per fare i loro comodi. Le soluzioni potrebbero essere due: o si aumentano i controlli delle forze dell’ordine oppure si prolunga l’attività delle Autolinee perché altrimenti dopo la loro chiusura, alle 19,30, qui è terra di nessuno ed è chiaro che questo ci penalizza e non invoglia certo gli utenti a utilizzare il deposito».

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