Una sera a teatro con Pirandello
Ma fuori tutte le auto multate

La lettera di un nostro lettore: «Ero in divieto di sosta e, come me, molti altri. Era sera e pioveva, eravamo a uno spettacolo al Creberg. Abbiamo vuiolato il Codice, ma non si poteva chiudere un occhio?». Che ne pensate?

Ci scrive un nostro lettore, Angelo Pagani, per raccontare la piccola disavventura che gli è capitata qualche giorno fa: una multa per divieto di sosta fuori dal Creberg dopo uno spettacolo teatrale, in una serata di pioggia. A lui come a molti altri spettatori. «In divieto lo ero – dice in sostanza il nostro lettore –, i Vigili sono stati solerti ma, viste le circostanze, non si poteva chiudere un occhio?». Voi che ne pensate?

Ecco il testo della lettera.

«Dicono che gli esempi insegnino più delle parole. Quanto vado a narrare lo smentisce. Sono cinquant’anni che mi sposto, salvo rare eccezioni, solo in bicicletta. Bell’esempio di sensibilità ecologica – potrebbe dir qualcuno –. Io lo faccio semplicemente perché, per me, andare in bicicletta è bello, salutare, liberatorio . Proprio così: per me la bici è la libertà! Bene, calcolando che almeno un discepolo all’anno avrei dovuto conquistarlo, nel mezzo secolo di cui sopra avrei dovuto convertire almeno una cinquantina di persone. Invece, basta guardarsi in giro per constatare che l’effetto è inversamente proporzionale all’esempio. Siamo, ora come allora, una sparutissima brigata. Nel frattempo, le macchine circolanti sono passate dal milione e mezzo (arrotondato per eccesso) registrato nei primi anni ‘70, ai 40.000.000 attuali. Le magnifiche sorti e progressive hanno trasformato le nostre città in strabordanti parcheggi al punto che non possiamo nemmeno immaginarle come realmente sono. Questo per dire che non sono certo un autodipendente. Senonché…».

«Giovedì 10 aprile, alle 20,30, al Creberg danno i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello. Un imprevisto mi blocca in casa fino alle 20.20. Piove e mi arrendo sciaguratamente all’idea della macchina. Mi intrufolo nei parcheggi sparsi di via Gleno, preceduto e seguito da altri che si aggirano in e contro mano nella vana speranza di scovare lo spazio vitale. Decido allora di avventurarmi dalle parti del Creberg: chissà che non succeda il miracolo! Quando ormai mi do per spacciato, scorgo un brandello di marciapiede ancora inviolato. Parcheggio a cavalcioni tra le auto appollaiate davanti e dietro la meta insperata. Alle 20.42 l’impresa è compiuta. Mi sfiora il dubbio atroce di essere in divieto di sosta. Ma tant’è: con l’acqua che scende e le centinaia di macchine che assediano il teatro, i vigili dovranno pur chiudere un occhio!».

«Sono le 23. Lo spettacolo è finito. Inizia la battaglia per uscire dal caos. Il dubbio riaffiora petulante quanto più mi avvicino alla macchina. Ma basta dare un’occhiata alla prima delle cavalcionate sul ‘mio’ marciapiede per dissolverlo. Infracidite dalla pioggia e quasi appoltigliate ma sinistramente penzolanti, giacciono le sentenze emesse contro la mia e l’altrui temerarietà. In cauda venenum. La solerzia di vigili è stata, nella fattispecie, esemplare».

«Ora mi chiedo se non fosse il caso, date le circostanze, di chiudere l’occhio di cui sopra. E ciò anche alla luce di tante e più gravi infrazioni che, per le ragioni più varie, rimangono impunite. La via in cui abito, specie nelle sere d’estate, diventa un orrendo serpentone di macchine parcheggiate su entrambi i lati nonostante, nella zona, esistano parcheggi in grado di contenerle. Altro esempio. E’ frequentissimo incrociare automobilisti che guidano parlando tranquillamente al cellulare. Si dirà: caro mio, la multa scatta solo se ti beccano! Vero. Ma, se si vuole tentar di disincentivare questa spensierata dipendenza, si trasmetta l’immagine di uno colto in flagrante e ripreso mentre scuce i 50 (o che so io) euro di multa e qualcosa, forse, si otterrà. Se si vuole, può essere che si possa».

«Caro sindaco, me lo lasci dire: quella del 10 aprile 2019, zona Creberg, era un’infrazione molto più tollerabile delle tante cose intollerabili che si tollerano ogni giorno in Italia!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA