Zone, il ministero: no deroghe provinciali
Gori e Gafforelli: perché la legge le prevede?

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli nei giorni scorsi avevano chiesto al ministero della Salute di valutare una deroga per il territorio bergamasco sulla base dei dati epidemiologici, nettamente migliori rispetto al resto del territorio lombardo. Risposta negativa da Roma.

«Se non è possibile riconoscere la specificità di singoli territori, emendando il sistema di classificazione a colori delle zone di rischio covid19 basato sulle regioni, per quale motivo si è prevista questa possibilità nella legge che lo ha istituito?»: se lo chiedono il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, che nei giorni scorsi avevano chiesto al ministero della Salute di valutare una deroga per il territorio bergamasco sulla base dei dati epidemiologici, nettamente migliori rispetto al resto del territorio lombardo.

La risposta del ministero è contenuta nel verbale della seduta dello scorso 22 gennaio e resa nota solo stamane. Vi si legge: «Si rappresenta (…) che il servizio sanitario italiano è organizzato a livello regionale attraverso uniche reti ospedaliere a complessità progressiva, secondo il modello hub and spoke, e reti territoriali regionali integrate (…). Rimane quindi non possibile applicare il sistema di classificazione del rischio che si basa sul combinato disposto di probabilità, impatto e resilienza previsto al DM Salute del 30 aprile 2020 ad un livello territoriale diverso da quello Regionale». E si aggiunge: «In considerazione della elevata mobilità intra provinciale e regionale, della circolazione del virus non solo in tutta la Regione, ma anche in tutti i territori richiedenti con livelli di incidenza molto diversi in aree contigue, dell’incidenza complessivamente elevata nella Regione Lombardia e dell’impatto ancora molto elevato dell’epidemia sui servizi sanitari, considerata la impossibilità di questa cabina di regia di valutare in modo puntuale la resilienza a livello sub-regionale, in linea generale si ritengono non esenti da rischi, eventuali rilassamenti localizzati delle misure in questa fase epidemica».

«Ci chiediamo – commentano Gori e Gafforelli – perché nella legge si sia allora voluta prevedere la possibilità di deroga “per specifiche parti del territorio regionale in ragione del rischio epidemiologico”: sarebbe assurdo aver scritto una norma che risulta inapplicabile e superflua, anche quando si realizzano le condizioni previste».

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