Un minuto con Dante
I Papi simoniaci

Passando sul ponticello che sovrasta la terza bolgia, Dante nota sul fondo e sulle pareti del fosso dei pozzetti circolari tutti di una stessa circonferenza dai quali spuntano le gambe ed i piedi scalcianti dei peccatori che stanno conficcati a testa in giù.

I PAPI SIMONIACI
IF XIX, 1 – 6 O


Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci

per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state.


Passando sul ponticello che sovrasta la terza bolgia, Dante nota sul fondo e sulle pareti del fosso dei pozzetti circolari tutti di una stessa circonferenza dai quali spuntano le gambe ed i piedi scalcianti dei peccatori che stanno conficcati a testa in giù in queste buche. A rendere ancora più terribile la loro pena delle lingue di fuoco, parodia dello Spirito Santo disceso sugli apostoli il giorno della Pentecoste, lambiscono i loro piedi dai calcagni alle punte.

Si tratta dei simoniaci, molti dei quali papi contemporanei a Dante, che avevano fatto commercio delle cose sacre, come il Simon Mago narrato negli Atti degli Apostoli, che voleva acquistare per denaro il dono dello Spirito.

Il canto si apre con un'invettiva contro i simoniaci animata da accenti profetici e da numerosi richiami alle Scritture; si chiude con una nuova invettiva contro i papi simoniaci colpevoli di aver fatto dio d'oro e d'argento (v. 112), di essere cioè degli idolatri più devoti al denaro che a Dio stesso.

Curioso il riferimento autobiografico, contenuto nei vv. 16 ss., a proposito della descrizione di questi pozzetti dov'erano conficcati i peccatori:

Non mi parean men ampi né maggiori
che que' che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco d'i battezzatori;

l'un de li quali, ancor non è molt'anni,
rupp'io per un che dentro v'annegava:
e questo sia suggel ch'ogn'omo sganni.


Dante racconta che per salvare un ragazzo che vi stava annegando ruppe uno dei battezzatoi del Battistero di San Giovanni, a Firenze. Questo gesto, al di là dei dettagli sulla forma e sul materiale di questi pozzetti, sta ad indicare forse, con una simbologia biblica, che Dante ha ricevuto da Dio la prerogativa tipica dei profeti di rompere vasi o anfore, ossia di distruggere città e punire crudeli e ribelli.

Dante, come un profeta, alza la sua voce contro i papi simoniaci, mantenendo però un profondo rispetto per l'ufficio da essi ricoperto: cfr. la reverenza de le somme chiavi (v. 101).

Enzo Noris

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