Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Venerdì 24 Febbraio 2012
    Bergamo, valori da capogiro
per i maestri della «Carrara»
    
            di Susanna Pesenti
È fanta-arte, perché i quadri non sono  sul mercato,  ma giusto per sapere, quali sono i capolavori  dell'Accademia Carrara  che valgono di più?
Eccoli, con molta prudenza,  specificando che per fortuna i  quadri non sono sul mercato e se lo  fossero non si possono prevedere,  caso per caso.
        
di Susanna Pesenti
È fanta-arte, perché i quadri non sono sul mercato,  ma giusto per sapere, quali sono i capolavori dell'Accademia Carrara  che valgono di più?
Con molta prudenza, specificando che per fortuna i  quadri non sono sul mercato e se lo fossero non si possono prevedere,  caso per caso, le reazioni e le stime, il conservatore della pinacoteca  Giovanni Valagussa dichiara: «Il Lionello d'Este del Pisanello potrebbe  raggiungere i 20 milioni di euro, perché di questo autore sono  conosciuti al mondo solo quattro dipinti. Il San Sebastiano di Raffaello  e la Madonna di Alzano di Bellini, diciamo 15 milioni ciascuno. Infine  metterei il Lotto, le Nozze mistiche di Santa Caterina: nonostante il  ritaglio del paesaggio resta a mio giudizio il Lotto migliore che  abbiamo: direi 10 milioni di euro».
Scegliere è difficilissimo anche  per Giovanni Romano, storico dell'arte antica, già sovrintendente per il  Piemonte, senior della commissione scientifica alla quale il Comune di  Bergamo e il Consiglio d'amministrazione hanno chiesto aiuto per  disegnare il futuro della pinacoteca. «Difficile dire quanto valgano i  quadri della Carrara, perché non sono realmente sul mercato e ci  auguriamo che non ci vadano mai. Inoltre, nel valore commerciale entra  tutto: autore, opera, conservazione, cornice... Intanto pensiamo a  goderli». 
Per Romano il riallestimento significa prima di tutto che «i  quadri devono stare bene» perché la conservazione delle opere è il primo  dovere di una pinacoteca. Quindi tecnologie per il controllo di aria,  umidità, luce. «Il secondo passo perchè la Carrara viva è che il  visitatore bergamasco e lombardo sappiano quali opere vi sono conservate  e possano vederle». Sembra ovvio, ma i 25 mila visitatori pre-chiusura,  che per un museo sono come i manzoniani venticinque lettori, insegnano  qualcosa. 
Quindi, come si mette in mostra? «Le collezioni lasciate  come sono - sostiene lo storico dell'arte - sono di difficile lettura  per il visitatore. Troveremo un modo, come i contrassegni colorati, per  rendere subito individuabili i quadri che appartengono allo stesso  collezionista, in modo che chi è interessato possa approfondire questo  aspetto della loro storia». 
Sul rischio noia della filologia, vince  la necessità di venire incontro al turista che, per quanto colto, «ha  esigenze di leggibilità e anche di velocità, perché ha poco tempo per  farsi un'idea del museo, mentre il pubblico di casa dev'essere  invogliato a tornare». Quanto al che cosa (negli spazi attuali sarà  possibile esporre meno della metà del patrimonio di 2000 opere), il '400  resta il segmento più forte della Carrara: «I nomi e le opere sono  assolutamente fantastici, da mettere in risalto. Accanto a questi  capolavori - continua Romano - bisogna ragionare sui pittori  bergamaschi: Moroni, Ceresa, Galgario e dedicarvi uno sguardo storico  nuovo». 
Il punto debole della pinacoteca è il '600, perché, quasi  subito in difficoltà economiche, nel primo '800 gli amministratori  organizzarono una vendita all'asta di circa 2 mila quadri su 4 mila e  vendettero soprattutto il periodo che meno incontrava il gusto  dell'epoca. Tuttavia molte furono false vendite, le famiglie  riacquistarono i quadri che avevano donato, insomma si cercò di non  disperdere le opere ma di mantenerle almeno sul territorio,  rintracciabili e recuperabili. «A questo tipo di storia - sottolinea  Romano - si riallaccia idealmente l'operazione dell'Associazione degli  Amici della Carrara di riportare a casa il quadro di Antonio Maria  Marini».
Il riallestimento complessivo che si delinea, tenuto conto  di tutti i fattori in gioco (contenitore storico, spazi, quadri, costi) è  un discorso narrativo a piccole isole, nuclei di autori che aprono  squarci, piste, curiosità e associazioni nella testa del visitatore. «Il  modo tradizionale di allestire le sale è avere un'opera di vertice e  costruire intorno il discorso adatto» riprende Romano. «Questo va bene  come base, ma l'arte antica ora si può proporre, soprattutto al pubblico  giovane, solo attraverso la curiosità, occorre perciò lavorare sulla  sorpresa». 
L'Accademia Carrara è tra l'altro nata, nel '700 dei  Lumi, per i giovani artisti, più scuola che museo; di sicuro non  casa-museo ma opera pubblica con un fondo educativo. Anche oggi ci sono i  ragazzi delle scuole d'arte: «Il museo deve aprire un dialogo con loro,  ma anche educare il pubblico generale a "vedere" e poi "guardare"  l'arte antica, che ha codici diversi dalle forme attuali di  comunicazione visiva. Andare in un museo è come andare in libreria: vedo  cosa c'è di nuovo e, se mi piace, leggo. Qui guardo e, se mi piace il  quadro, cerco di vederne altri dello stesso pittore, comincio un  percorso mio. Dobbiamo arrivare a questo tipo di educazione. Lo staff  del museo, quindi, dev'essere all'altezza della galleria».  Occorre un  museo dove la gente si orienti naturalmente quando pensa a un punto di  ritrovo: «I musei ormai puntano su questo. Non occorrono solo le mostre  ma un'offerta quotidiana adeguata di piccole cose nuove, unite a  un'esposizione stabile fruibile. Dove porti gli amici in visita a  Bergamo? All'Accademia Carrara».
Susanna Pesenti
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