«Pinocchio diventa rock
con le voci dei bambini»

Non sono affatto bugiarde le canzoni che ha scritto Carlo Biglioli Skizzo per l'audiolibro Pinocchio – Canzoni con il naso lungo. Sono ispirate al classico di Collodi, ma firmate da un cantautore, educatore, maestro d'asilo.

Non sono affatto bugiarde le canzoni che ha scritto Carlo Biglioli Skizzo per l'audiolibro Pinocchio – Canzoni con il naso lungo (ed. Il Castoro). Sono ispirate al classico di Collodi, ma firmate da un cantautore, educatore, maestro d'asilo. Un bergamasco doc che proprio con i bimbi della sua scuola ha elaborato le composizioni ispirandosi alla Grammatica della fantasia di Rodari.

Skizzo è anche il cantante della Famiglia Rossi con un passato da solista per niente trascurabile. Anni fa di lui s'era invaghita anche Caterina Caselli, producendo un bell'album d'esordio. Il destino ha voluto che le cose andassero in altra direzione per Carlo Biglioli che oggi è felice di lavorare con i suoi piccoli, fedele ad un linguaggio che alla fine va bene per tutti, grandi compresi. «Le canzoni del cd che accompagnano il libro, con le illustrazioni di Simona Bonanni, sono figlie del punk e del folk-rock, ma soprattutto sono belle, fraterne, collettive, perfettamente funzionali al racconto di Pinocchio».

Quello che possiamo definire un vero e proprio concept album nasce dalla doppia passione di Skizzo per il burattino di Collodi e la musica. Nasce anche da un laboratorio portato avanti con un gruppo di bimbi. Sta a mezza strada tra Rodari e Bennato che al «Burattino senza fili» dedicò uno storico disco.

«Ricorderei anche Mario Lodi, anche se il metodo di lavoro che ho seguito è quello di Rodari. Bennato non l'ho mai amato e quel suo disco l'ho tenuto in considerazione solo per far qualcosa di diverso. La chiave di lettura è molto diversa. Mentre quello di Bennato era un Pinocchio adattato all'epoca in cui era stato scritto l'album, con una lettura moderna che cambiava un po' la visuale, il mio è proprio il Pinocchio fedele al Collodi, e visto dai bambini piccoli. Il punto di vista è quello di un bimbetto di tre anni. Sono partito da quello che elabora quando ha sentito quella storia».

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