Gli 80 anni di Mario Donizetti
«Il rimedio ai vizi è la carità»

«Mario Donizetti… o del corpo-spirito». Un libro, curato da Silvana Milesi, edito dalla bergamasca Corponove, per festeggiare gli ottant'anni del pittore. Ed anche la presentazione del volume, diventa, fatalmente, un omaggio al pittore.

«Mario Donizetti… o del corpo-spirito». Un libro, curato da Silvana Milesi, edito dalla bergamasca Corponove, per festeggiare gli ottant'anni del pittore. Ed anche la presentazione del volume, ieri pomeriggio, nella Sala Viterbi del Palazzo della Provincia, diventa, fatalmente, un omaggio al pittore.

Hanno dialogato con lui, o sono variamente intervenuti, Mauro Ceruti, senatore Pd, professore di Filosofia della scienza all'Università di Bergamo; don Fausto Resmini, presidente della Fondazione Opera Patronato San Vincenzo e Comunità Don Milani; Giorgio Gandola, direttore de L'Eco di Bergamo; Silvia Lanzani e Giovanni Milesi, assessori rispettivamente a Infrastrutture e Cultura della Provincia; monsignor Umberto Midali, che ha portato i saluti del vescovo Beschi; monsignor Valentino Ottolini, parroco delle Grazie; oltre, s'intende, alla curatrice del volume. Coordinava Gianmario Colombo.

Nel pubblico, oltre alla musa ispiratrice del pittore, la moglie Costanza, per lui «il volto più bello della storia dell'arte»: il prefetto Camillo Andreana, il presidente Ubi Emilio Zanetti, il professor Lucio Parenzan. Ermanno Olmi ha fatto sapere che volentieri sarebbe stato presente, ma era impegnato nella giuria del Premio Nonino.

Il dialogo ha virato più sul piano filosofico-teologico-religioso che non su quello prettamente artistico-pittorico, dati i forti interessi filosofici dell'artista. Che si è schermito: «Non sono un filosofo. Sono uno che pensa», data la questione corpo-spirito posta a tema dal libro. «La tua ricerca attenua l'amarezza del nostro calice», ha ringraziato don Resmini citando Olmi. E ha interpretato alcune delle più note opere del maestro. Come il «Gesù» del Museo del Tesoro in Vaticano: «Gesù umiliato, con il cartello della condanna appeso al collo. Donizetti fa risaltare la bellezza dove il dolore sembra toccare il suo culmine». Poi, immancabilmente, il ciclo dei «Vizi capitali». Tra essi, per don Resmini, «i peggiori sono la superbia e l'avarizia».

Dei vizi dell'oggi Donizetti «ci addita il rimedio: la carità. Ecco la sublime bellezza del grande dipinto dove la carità continuamente rigenera. E prende forma biblica l'immagine degli angeli che suonano le trombe nel giudizio, quando tutti saremo giudicati sull'amore ricevuto e donato». E ancora l'Eva crocifissa, che sembra «riassumere in sé tutta la sofferenza delle donne». «Più nessuno può tornare indietro dal cristianesimo», dichiara, da parte sua, il pittore. «Il significato della Resurrezione è, indiscutibilmente, che corpo e spirito sono la stessa cosa», inscindibili, consustanziali. Checché ne pensi Hegel. «Diabolico», anzi, secondo il pittore, il tentativo di separarli. Da tutte le chiese, incalza Donizetti, «andrebbe bandita l'arte informale». In quanto «eretica», contaminata dal «docetismo». Il Cristo, in corpo e spirito, è «il centro della verità».

Ce n'è anche per Descartes e separazione fra «res cogitans»e «res extensa»: «Non è possibile che ci siano pensieri cui non corrispondono oggetti "estesi". Nulla c'è nell'intelligenza che non sia stato prima nei sensi».
Anche l'amore, che «nasce da atti fisici, concreti, e si concreta negli atti. Senza l'amore non c'è la carezza, senza la carezza non c'è l'amore».

Vincenzo Guercio

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