Creberg critico sull'Accademia
«I collaudi non sono completi»

I lavori sono alle battute finali, ma riaprire l'Accademia Carrara al pubblico a maggio 2014 è altra cosa. La partita allestimenti non è chiusa. «I collaudi non risultano terminati e i certificati definitivi di collaudo non consegnati al nostro progettista».

I lavori sono alle battute finali, ma riaprire l'Accademia Carrara al pubblico nei tempi previsti (tra un anno, a maggio 2014) è tutt'altro paio di maniche. La partita allestimenti non è chiusa. «I collaudi non risultano terminati e i certificati definitivi di collaudo non consegnati al nostro progettista».

La Fondazione Credito Bergamasco – che finanzia l'allestimento con 1 milione e 250 mila euro, progettazione compresa – ha messo tutto nero su bianco, in una lettera al Comune. Sei pagine fitte, arrivate ieri sulla scrivania del sindaco Franco Tentorio, che suonano un po' come una bacchettata alla gestione, ai deficit e alle lentezze di questo cantiere travagliato. Sei pagine di considerazioni e qualche stilettata: un po' come a dire, signori noi siamo pronti a firmare, abbiamo fatto la nostra parte (anche qualche cosa di più), a questo punto ritardi e ulteriori slittamenti non dipendono da noi.

Se il cantiere è alle rifiniture (dopo cinque anni e due Giunte), l'iter per l'allestimento materiale del museo (voce fondamentale per riaprire le porte della Pinacoteca) con il ritorno delle opere e la loro collocazione, deve ancora partire. La firma della convenzione è necessaria per sbloccare il finanziamento e dopo un anno e mezzo di tira e molla non c'è ancora. Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Creberg assicura che arriverà a breve: «La situazione si avvicina a quella che renderà possibile stipulare la convezione».

Ma poi affonda il colpo sulle «inottemperanze e tardività, palesemente non dovute dalla Fondazione»: «La bozza di convenzione del luglio 2012 – ricorda – indicò tassativamente una serie di allegati illustrativi/grafici che dovevano essere realizzati e sottoscritti dal Comune» sulla base dei quali «avviare le attività di studio e progettazione, almeno preliminari, del riallestimento museale». Questi documenti «non sono mai stati messi a disposizione del nostro progettista» e alla loro assenza «ha dovuto supplire direttamente la Fondazione».

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