Il segreto del collezionista di coleotteri
è diventato un tesoro del museo Caffi

Attorcigliato a minuscole alette e microscopiche zampine di migliaia e migliaia di insetti, si può anche rintracciare il filo di una grande storia. Un racconto che vale di più delle pagine di un libro, che parte nel dopoguerra e si conclude qualche anno fa.

Attorcigliato a minuscole alette e microscopiche zampine di migliaia e migliaia di insetti, si può anche rintracciare il filo di una grande storia. Un racconto che vale di più delle pagine di un libro, che parte nel dopoguerra e si conclude qualche anno fa: una vita intera narrata in un modo diverso da una biografia o un diario, attraverso le tracce lasciate durante la propria esistenza da un uomo non ordinario. Dentro un'infinità di scatole c'è tutta la vita di Angelo Costa e non solo, perché al percorso personale vanno a intrecciarsi le evoluzioni della scienza negli ultimi sessant'anni.

Coleotteri, tanti, tantissimi, per la precisione venticinquemila: il contenuto della collezione donata al Museo di Scienze Naturali di Bergamo, portatore sano di un'immensità di nozioni scientifiche. Angelo Costa se ne è andato da qualche anno, ma ha lasciato qualcosa che lo manterrà vivo: in tutti quei contenitori, nella miriade di insetti ordinata scrupolosamente, nei cartellini identificativi scritti a mano, con la calligrafia che cambia nel tempo, dal tratto deciso del ventenne a quello tremolante dell'uomo anziano nei suoi ultimi mesi di vita.

Non una raccolta di figurine. Magari, in passato, c'era qualcuno che sorrideva o non capiva quella mania: perché perdere ore, giorni, mesi, anni, alla ricerca di un piccolo animale in qualsiasi angolo della penisola, invece di mettersi a fare qualcosa di apparentemente più produttivo? Qualcuno poteva pensare a uno strambo hobby, maturato da un uomo colpito dalla sfortuna, che lo rese vedovo prima dei quarant'anni e lo costrinse a crescere da solo una pargoletta di pochi mesi: il dramma che segnò la sua vita non spense però in alcun modo quelle attitudini, anzi, se possibile, le fomentò, trasformandole in un porto franco dove tenere impegnata una mente fuori dal comune.

«Coprendo un arco temporale così ampio, questa raccolta ci permette di ricostruire i passi di uno sconvolgimento ambientale enorme - riflette Marco Valle, direttore del Museo -: ogni insetto rappresenta un documento da studiare. Questa donazione è una fortuna: dietro a tutto c'è un grande lavoro, di inestimabile valore». La collezione Costa rimarrà negli archivi del Caffi e sarà consultabile, pur non venendo messa in mostra.

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