Il Barbiere di Sivigilia
sul palco della Fiera Nuova

Chi non conosce almeno un passo del Barbiere di Siviglia alzi la mano. È l'opera più celebre di Rossini, e anche la più celebre tra tutto il repertorio comico (la defizione esatta è «dramma buffo» o, più semplicemente, opera buffa). Approda stasera - mercoledì 15 giugno - (alla 21) alla Fiera di Bergamo, terza tappa del cartellone predisposto per mettere assieme e proporre ai bergamaschi i generi musicali più diversi. Assieme a quella di Ennio Morricone, questa è probabilmente la serata più prestigiosa della rassegna «Stelle d'estate»: la popolarità del Barbiere del cigno di Pesaro ha varcato infatti ogni confine - come abbiamo già scritto, il suo sbarco oltre oceano, a New York, nel 1825, segna una tappa imprescindibile del melodramma in terra americana. Proprio per garantire una resa acustica consona alle sottigliezze dell'opera comica e dei suoi intrecci, il «Barbiere» verrà allestito all'interno del Padiglione A della Fiera.

Il «Barbiere» segna il punto più alto, il vertice di perfezione di due componenti di per sé sempre piuttosto difficili da mettere in accordo: la vivacità e i colpi ad effetto dell'azione, che si muove e procede in continuazione, proprio come una sequenza di fuochi d'artificio. E d'altro canto la musica, la pregnanza suadente della melodia e dell'edonismo lirico di ascendente barocco, che è l'eredità che Rossini si portava sulle spalle. La «delicatezza» del Barbiere di Sterbini (il librettista) e Rossini sta anche nel fatto che si tratta di una sorta di congegno magico, perfetto come un meccanismo svizzero, dove tutto è al suo posto e nulla si deve spostare, nemmeno di un soffio. Sono almeno due cose, oggi (e da tanti anni ormai) che stupiscono: la prima è che questo capolavoro di organizzazione feece registrare al suo esordio, il 20 febbraio 1816, al Teatro Argentina di Roma, uno dei più solenni fiaschi della storia operistica. La seconda è che il Barbiere, composto in breve tempo (alcuni dicono due settimane, altri due mesi... ma è comunque pochissimo tempo) è assai ricco dei cosiddetti «autoprestiti»: cioè di brani che Rossini aveva già scritto per altre sue opere e qui vengono ripresi pari pari, o appena modificati. È il caso, celebre, della Ouverture, o sinfonia di apertura, che derivò dall'Elisabetta regina di Inghilterra e prima ancora era stata dell'Aureliano in Palmira. Come si spiega l'insuccesso del debutto? A parte una serie di incidenti davvero sfortunati, come il passaggio di un gatto nero sul palcoscenico - con isteria conseguente di qualche cantante - molto fu dovuto al boicottaggio che i sostenitori dell'illustre Paisiello prepararono contro Rossini, che aveva osato metter in musica di nuovo lo stesso soggetto che aveva dato lustro e fama al compositore tarantino.

Lo spettacolo propone l'allestimento dell'Orchestra e Coro della Filarmonica del Veneto: 32 orchestrali e 28 coristi guidati dal giovane direttore Mauro Roveri, già violoncello di spalla dell'Orchestra del Teatro la Fenice di Venezia. L'allestimento è firmato dal regista Giuliano Scaranello. Il tenore colombiano Alejandro Escobar sarà il Conte di Almaviva, Rosina sarà invece il soprano triestino Angela Matteini. Figaro, il mattatore, sarà il baritono Davide Rocca, mentre il maestro di musica Don Basilio sarà il basso Salvatore Giacalone. Le altre parti sono affidate a Paolo Bergo (don Bartolo), Cristina Chiaffoni (Berta), Clorindo Manzato (Fiorello), Giulio Arigona (servitore di Bartolo) e Francesco Seri.

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