Alla scoperta dell'«arte meccanica»
A Bergamo la rivoluzione della Mec Art

Da Rotella a Bertini fino a Tagliaferro: una mostra-evento nella sede storica di Palazzo Creberg (largo Porta Nuova) dal 7 maggio al 5 giugno.

Gli Anni Sessanta e Settanta, decenni rivoluzionari, agitati da un clima socio-politico torrido in Italia e in Europa. Una rivolta che pare allargarsi in ogni contesto. Compreso quello artistico.

È in questo periodo storico che nasce la Mec Art, la ribellione alla pittura tradizionale, il declino del cavalletto e l’avvento di nuovi metodi espressivi, come le elaborazioni di immagini fotografiche (spesso prelevate dalla stampa) per ricavare meccanicamente (da cui Mec) un’immagine di sintesi. È la Mec Art – il termine fu coniato da Pierre Restany, già guru del Nouveau Réalisme – la protagonista di una mostra-evento a cura di Angelo Piazzoli, segretario generale della Fondazione Credito Bergamasco, e di Paola Silvia Ubiali della Galleria Marelia, che si terrà nella sede storica di Palazzo Creberg (largo Porta Nuova) dal 7 maggio al 5 giugno.

«Una mostra che va oltre la Pop Art – dice Piazzoli –. Negli Stati Uniti Andy Warhol aveva già iniziato a utilizzare, in luogo di tubetti e pennelli, la tecnica della serigrafia con cui moltiplicava immagini tratte da giornali e rotocalchi, dalla cronaca, dalla pubblicità. L’evoluzione tecnologica indusse alcuni artisti europei, in particolare francesi e italiani, a misurarsi con nuove metodologie che portarono a ridimensionare il concetto di “unicità” dell’opera d’arte». Questa tendenza sfociò nel 1965 con una prima mostra ufficiale a Parigi, nella quale esposero Mimmo Rotella e Gianni Bertini, italiani residenti in Francia. Grazie a loro e a creativi come Aldo Tagliaferro, Bruno Di Bello, Elio Mariani il movimento ebbe larga diffusione nel Bel Paese. Proprio di questi protagonisti della Mec Art – personalità artistiche diverse, ma linguaggi omologhi –, l’esposizione riunisce opere realizzate dal 1963 al 1975, provenienti da collezioni pubbliche e gallerie private.

Rotella, scomparso nel gennaio 2006, è da tutti ricordato per i «blanks», i manifesti pubblicitari ricoperti da fogli o strappati come fossero pubblicità scadute. Oppure per le sovrapitture, ispirate al graffitismo: manifesti stracciati coperti di scritte e simboli che si notano sui muri. In realtà si tratta di opere degli Anni Ottanta, successive al periodo boom della Mec Art. Bertini, toscano di Pisa, morto a Caen nel 2010, è stato artista particolarmente attivo nella grafica e nella pittura, con un approccio iniziale particolarmente aggressivo, provocatorio, con il quale ha affrontato e interpretato temi politici, moda, le conquiste del mondo contemporaneo. Di Tagliaferro ci rimangono innumerevoli serie di lavori fotografici. «Il mio lavoro – diceva l’artista – vuole essere una “registrazione” del comportamento dell’uomo e delle struttura nella quale è inserito. Ho usato l’immagine fotografica perché è il mezzo più vicino alla realtà, fissando ed evidenziando” dei “segnali” presi dal contesto sociale».

«La mostra – conclude Piazzoli – illustra un momento importante dell’arte italiana che ebbe notevoli ripercussioni sulle esperienze successive, ma che ancora non è sufficientemente conosciuto al grande pubblico». Il percorso sarà strutturato in varie sezioni dedicate a ciascun artista, ma si potrà probabilmente seguire con una lettura cronologica – di due decenni degli Anni Sessanta e Settanta –, per mostrare le evoluzioni degli artisti. L’inaugurazione sarà il 6 maggio. Visite guidate gratuite nei primi tre fine settimana di apertura della mostra. L’ingresso è libero. Catalogo e stampa in distribuzione gratuita.

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