Fiera dei librai, arriva Alfonso Signorini
«Vi racconto la mia amica Cristina Parodi»

«L’Eco di Bergamo? Lo leggevo a Rovetta, fin da bambino, durante le mie vacanze sulle vostre montagne». Alfonso Signorini, direttore del settimanale Chi, uomo di spettacolo e scrittore, esordisce così, senza neanche il tempo di una domanda.

Un vulcano di chiacchiere e aneddoti, in attesa di vederlo domenica 19 aprile alle 12 sul Sentierone, quando presenterà l’amica e collega Cristina Parodi, all’interno degli appuntamenti della Fiera dei Librai. L’occasione sarà il nuovo libro della «first lady» bergamasca «Arrivo sempre in anticipo», edito da Mondadori Electa.

Quindi conosce la Bergamasca?
«Città Alta e le vostre montagne: dai dieci anni fino ai tempi dell’università ho seguito i miei genitori in vacanza. Prima a Gromo e agli Spiazzi poi a Castione, Bratto e Rovetta. Ricordo ancora le partenze tattiche di mio padre: alle 5 per fare 40 km… secondo lui la coda era sempre in agguato. Da Cormano, dove vivevo, a Rovetta si arrivava alla casa che affittavamo per tutta la stagione già alle 6.30. In giro non c’era nessuno. Poi, ai tempi del liceo ma anche dell’università, appena giunto a destinazione, mi infilavo dal fornaio per attaccare gli annunci in cui mi proponevo per le ripetizioni di italiano, latino e greco. Passavo la stagione passando da una lezione all’altra: guadagni estivi che riutilizzavo nei mesi universitari».

Ed è proprio all’università che ha incontrato per la prima volta Cristina Parodi. Che si ricorda benissimo di lei: lo descrive «sempre impeccabile, con il loden verde». E lei come la ricorda?
«A quei tempi Cristina era già una numero uno: entrambi alla Cattolica, eravamo compagni al corso di lettere ma lei non mi filava per niente. Mi ricordo la sua bellezza, il sorriso, l’eleganza mai strillata. Era all’avanguardia, vulcanica e sportivissima: mi ricordo che aveva sempre con sé la sacca di tennis».

Bella e impossibile?
«Neanche mi vedeva… Lei già faceva avanti e indietro dai primi studi televisivi, dalle prime esperienze nel giornalismo, mentre io e il mio gruppo di amici ce lo sognavamo ancora quel mondo. Tutti eravamo all’università con quella speranza, ma io nel frattempo facevo il venditore porta a porta di enciclopedie…».

Ci racconti.
«Ne “L’altra parte di me”, mia biografia uscita con Mondadori, racconto questo pezzo della mia vita. Mentre Cristina non mi filava di pezza, io, per sbarcare il lunario, vendevo l’enciclopedia “Conoscere”: 9 volumi con tanto di aggiornamenti, per un totale di 12 libroni. Un giorno mi trovai a Comasina, quartiere malfamato di Milano: una giornataccia e neanche un ordine. Mi infilai su per una rampa di scale, raggiungendo l’ultimo piano di un condominio vecchio stampo quando mi trovai davanti un signore che non prese bene la mia proposta di “aggiornarlo” con i volumi dell’enciclopedia. Finì che uno degli aggiornamenti me lo tirò in faccia: otto punti al pronto soccorso».

Giornataccia…
«Il bello è venuto dopo: il giorno successivo vado a lezione e vuole il destino che Cristina mi si siede accanto. Era la prima volta e io ero con un occhio bendato e un bel cerotto in faccia che mi copriva la ferita. Mi salutò e mi chiese cosa mi era capitato. Ovviamente non le raccontai della mia disavventura e mi inventai che ero caduto a sciare. A quel punto mi chiese dove andavo in montagna, essendo lei sportivissima. Non potei che dirle: agli Spiazzi di Gromo. Rimase un po’ interdetta: non li conosceva…».

Dopo l’università, quando vi siete rincontrati?
«Ai tempi di Verissimo: lei era la conduttrice e io giornalista di belle speranze per “Chi”. E da lì non ci siamo mai più lasciati».

Anche perché avete in comune diverse passioni. Una di queste la moda: entrambi stilosi, entrambi scrivete su questo tema.
«Mi ricordo ancora il suo look universitario: un po’ gipsy, un po’ denim. Aveva sempre dei bellissimi foulard e un giorno arrivò a lezione con uno coloratissimo legato al capo in stile hippy. Era sempre raffinata, ma mai omologata agli altri. Niente di griffato, sempre capace di personalizzare il suo stile. Capace di distinguersi senza strafare».

Anche Cristina Parodi ricorda il suo look…
«Il mio era all’insegna dei papillon, del tartan e del tweed. Anche d’estate».

Sul suo giornale le capita di scrivere spesso di Cristina?
«Non è una che mi dà soddisfazioni in ambito gossip – ride –. Diciamo più che altro scrivo di lei per il suo stile: è una donna molto elegante e riservata. Non è una che si presta alla polemica».

Aveva raccontato dei Kennedy della Bergamasca in occasione della campagna elettorale di Gori…
«È stato un bel servizio e ora ospito sempre volentieri i reportage di Cristina suoi viaggi umanitari: sono un messaggio significativo per i lettori di “Chi”».

Anche se lei è il maestro del gossip, sempre più presente sui giornali.
«Coinvolge piani diversi, dalla politica all’economia fino allo sport, con livelli diversi e principi differenti. Sempre più mediatico e sempre più diffuso attraverso i social media».

Come regolamentarlo?
«Credo che servano buon gusto e rispetto. Come in tutte le cose bisogna saper essere eleganti e mai volgari».

Qual è la domanda che non ha ancora fatto a Cristina Parodi?
«Domenica sarà un’intervista piacevole, su un libro che assomiglia tanto a Cristina: ha raccontato la sua vita senza sensazionalismi. Com’è lei. Domande? Qualcosa ho ancora da chiederle. Ma da buon giornalista aspetto domenica per rivelare le mie carte».

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