Il cantautore Blindur all’Edoné venerdì 20 gennaio

Caso. Presenterà «Exit», 11 canzoni sparse su un tabellone da gioco: «Il tempo è il grande protagonista dell’album». Leggi l’intervista su L’Eco di Bergamo in edicola giovedì 19 gennaio.

Il gioco della vita e della musica secondo Blindur è tutto steso sulla mappa di un album come «Exit»: 11 canzoni sparse su un tabellone da gioco, regolato dalla fantasia del cantautore, al secolo Massimo De Vita. Alla testa della sua band il producer e songwriter napoletano si presenta venerdì all’Edoné (inizio ore 21; ingresso libero) e l’incontro live è più che interessante perché Blindur è un personaggio che vale davvero la pena di conoscere.

Tre dischi in studio

Tre dischi in studio, tanti concerti in Italia e all’estero, collaborazioni eccellenti, tanti premi: tutto sarebbe relativo, se non fosse che la musica è perfettamente ordita, un misto di folk e indie rock che man mano ha trovato una sua stilizzazione originale nel pensiero di questo artista che ama circondarsi da compagni di viaggio. Nell’ultimo disco ci sono «mostri sacri» del rock alternativo come J Mascis dei Dinosaur Jr, un chitarrista di gran garbo come Roberto Angelini, Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours.

Un nome d’arte islandese

Blindur in islandese è la traduzione di «cieco», non vedente. «Quando ero alla ricerca di un nome per il mio alter ego musicale – spiega l’artista -, una chiacchierata fatta con Jonsi dei Sigur Ros (prezioso gruppo islandese, ndr), dopo un loro concerto, mi offrì una fortunata epifania: Jonsi è non vedente da un occhio e, accortosi della mia cecità, si innescò una sintonia speciale tra di noi che spostò totalmente il piano dell’incontro, regalandomi una chiacchierata sincera, intensa e profonda». Il nome d’arte viene da quell’incontro. Il resto da una visione interiore che Blindur coltiva con dedizione, costruendo la sua musica e le canzoni con sensibilità straordinaria. Tanti i riferimenti, gli agganci stilistici, a monte l’arte squisita di Damien Rice, più indietro quella sofferta di Nick Drake. «In comune con Drake posso dire di avere la “malattia” delle accordature improbabili della chitarra», spiega Blindur. «E giusto nei due brani iniziali del disco mi sono proprio sbizzarrito a tal riguardo. Anche Roberto Angelini fa la sua parte. Dunque Nick aleggia su di noi in maniera molto piacevole».

Approfondisci l'argomento su L'Eco di Bergamo del 19 gennaio

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