Mosca-Bergamo, 7 giorni in Tir
Tornate a casa le tele della Carrara

Negli ultimi sette anni, da quando l’Accademia Carrara ha chiuso i battenti, ha scortato più di 400 opere della pinacoteca in giro per il mondo. Giovanni Valagussa, conservatore del museo, dal 2008 ha seguito passo passo le tele in trasferta dal nord Europa all’Australia.

Negli ultimi sette anni, da quando l’Accademia Carrara ha chiuso i battenti, ha scortato più di 400 opere della pinacoteca in giro per il mondo. Giovanni Valagussa, conservatore del museo, dal 2008 ha seguito passo passo le tele in trasferta dal nord Europa all’Australia, assicurandosi che venissero sottoposte al trattamento che si conviene a dei capolavori.

L’ultimo viaggio si è concluso il 6 agosto. Sette giorni su un tir con rimorchio per riportare a casa 58 quadri esposti per tre mesi al museo Puskin di Mosca. Tremila e novecento chilometri dalla Russia alla Finlandia e poi giù per Germania e Austria sino al valico del Brennero. Un viaggio organizzato sin nei minimi particolari in collaborazione con il museo russo, che ne ha sostenuto i costi, accollandosi trasporto e assicurazione, andata e ritorno.

A vegliare sul carico, assicurato per ottanta milioni di euro, due guardie armate a bordo di un’auto blindata, che hanno seguito il tir lungo tutto il tragitto, sorvegliandolo 24 ore su 24. Un percorso tortuoso, dovuto al fatto che i Russi non vogliono attraversare i territori di Polonia e Ucraina, per via (dicono) delle strade malridotte e delle lungaggini burocratiche alle dogane. Così il tragitto si è forzatamente allungato.

«Sono arrivato a Mosca a fine luglio – racconta Valagussa – tre giorni per controllare le opere e imballarle, e il 31 luglio siamo partiti». Sul tir della compagnia finlandese Crown, – specializzata nel trasporto di opere d’arte e dotata di camion climatizzati – viaggiavano il conservatore e due autisti finlandesi.

«Da Mosca ci siamo diretti verso San Pietroburgo, 600 chilometri nella campagna, su strade prima a quattro e poi a due corsie, un susseguirsi di campi, boschi e microscopici villaggi con casette di legno. Arrivati a San Pietroburgo ci siamo diretti verso il confine con la Finlandia. Tutto il commercio tra la Russia e i Paesi dell’Unione Europea passa di lì, una colonna ininterrotta di camion che vengono sottoposti a scrupolosissimi controlli ad un posto di dogana che ricorda quelli di una volta, con barriere e filo spinato. All’andata siamo rimasti fermi otto ore, al ritorno è andata meglio, ce la siamo sbrigata in tre».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 14 agosto 2014

© RIPRODUZIONE RISERVATA