Perrotta analizza il ruolo del padre
In scena una riflessione con Recalcati

«In nome del padre» di e con Mario Perrotta in scena giovedì 20 febbraio al Teatro Sociale per la stagione di Altri Percorsi, nasce da una riflessione con lo psicoanalista Massimo Recalcati.

Giovedì 20 febbraio, la stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue al Teatro Sociale (ore 21) con un monologo scritto e diretto da Mario Perrotta dal titolo In nome del padre. Assistente alla drammaturgia Massimo Recalcati. Collaborazione alla regia Paola Roscioli. Costumi di Sabrina Beretta. Musiche di Giuseppe Bonomo e Mario Perrotta. Produzione Teatro Stabile di Bolzano. Durata 1 ora e 30 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: intero 19 Euro, ridotto 14 Euro.

In nome del padre è una riflessione sul ruolo paterno e nasce da un intenso confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati, che alle relazioni familiari ha dedicato gran parte del suo lavoro. «Un padre. Uno e trino. Niente di trascendentale: nel corpo di un solo attore tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi di fronte al “mestiere più difficile del mondo”. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di altrettanti dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli». Così descrive il suo spettacolo Mario Perrotta.

Per Massimo Recalcati «Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri. Ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. I padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa. Il linguaggio dell’arte – e in questo progetto di Mario Perrotta che ho scelto di accompagnare, il linguaggio del teatro – può dare un contributo essenziale per cogliere sia l’evaporazione della figura tradizionale della paternità, sia il difficile transito verso un’altra immagine, più vulnerabile ma più umana, di padre».

Guarda il trailer dello spettacolo.

Mario Perrotta
Nato a Lecce nel 1970, è attore, drammaturgo, regista teatrale e scrittore. Si avvicina al teatro da piccolo lavorando con il nonno in una compagnia amatoriale, imparando i primi rudimenti del mestiere. A diciotto anni si trasferisce a Bologna per studiare filosofia conseguendo la laurea con lode su tesi dedicata all’estetica di Pirandello. Negli stessi anni studia teatro a Bologna (1990 - 1993) e nel 1994 dà vita, insieme agli altri compagni di corso, alla Compagnia del Teatro dell’Argine. Tra il 1994 e il 1997 sperimenta la regia con Utopolis cabaret (rivisitazione delle commedie di Aristofane ambientate nel ventennio fascista) e Billie Holiday la signora canta il Jazz (un omaggio in musica e parole alla vita travagliata e al percorso artistico della grande cantante americana). Nel 1998 con Houdini, vita morte miracoli inizia un percorso da solista gettando le basi per altri spettacoli che lo segnaleranno tra i rappresentanti di spicco del nuovo teatro italiano. In questo spettacolo, infatti, sperimenta quella forma del dire teatrale denominata narrazione.

Nel 2002 dirige La casina di Plauto tradotta da Francesco Guccini in dialetto pavanese, che lo vede anche interprete accanto al noto cantautore nelle insolite vesti d’attore. A conferma della sua vocazione attoriale, nel 2004 interpreta Lorenzo nel Mercante di Venezia diretto da Elio De Capitani per il Teatro dell’Elfo. Successivamente scrive, dirige e interpreta numerosi spettacoli. Nell’arco della sua carriera ha vinto più edizioni dei premi Ubu e Hystrio.

Info e biglietteria ai Propilei di Largo Porta Nuova, 17 - Bergamo.Tel. 035.4160 601/602/603. E-mail [email protected]

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