Polenta, coniglio e Sotto il Monte
Il premio Nobel Nash e Bergamo

John Nash negli ultimi 18 anni è venuto diverse volte a Bergamo. L’ultima invitato dall’Università e dall’Associazione internazionale degli allievi della Scuola Mattei (Iaasm). E sempre per mezzo di Gianfranco Gambarelli, docente di Matematica e Teoria dei giochi nel nostro ateneo.

John Nash negli ultimi 18 anni è venuto diverse volte a Bergamo. L’ultima invitato dall’Università e dall’Associazione internazionale degli allievi della Scuola Mattei (Iaasm). E sempre per mezzo di Gianfranco Gambarelli, docente di Matematica e Teoria dei giochi nel nostro ateneo.

I due sono amici dal 1995, quando Gambarelli lo conobbe - Nash era appena uscito da vent’anni di malattia psichica molto grave - a Gerusalemme, alla festa per il 55° compleanno di un altro premio Nobel, Robert Aumann: «C’erano giornalisti, curiosi, lui si sentiva sballottato e si era chiuso come un riccio». Si ritrovarono per caso su una panchina, a parlare di fiori prima che di formule matematiche.

Gambarelli ricorda un altro incontro con i due Nobel avvenuto a Bergamo, e c’era anche il logico Piergiorgio Odifreddi: «Bob Aumann è il grande boss, l’eminenza grigia, il Richelieu della Teoria dei giochi. Lui è un ebreo molto osservante. Nash doveva andare a Brescia per una conferenza e lo invitai a cena a casa mia, prenotandogli una stanza al Gourmet, un albergo che gli piace: “Volentieri ma sono qui con Aumann...” mi dice. “Va bene, porta anche lui”. Mia moglie diventava pazza per preparare da mangiare a Aumann, il cibo doveva essere rigorosamente kosher, non si poteva usare questo né quello, dovette persino procurarsi delle padelle nuove. Alla fine della cena Aumann si alzò e con grande gentilezza e anche con un certo sussiego domandò a Odifreddi di tradurre i complimenti e tutta la sua gratitudine per quel pasto che lei era riuscita a preparare, malgrado gli ostacoli. Odifreddi si mise invece a tradurre: “Non hai capito nulla, mi hai dato da mangiare delle cose orrende, schifose, offensive per la mia religione: andrai all’inferno…”. Sembrava di vedere Roberto Benigni ne “La vita è bella”. Nash, che non sa l’italiano, fu il primo ad accorgersi dello scherzo e iniziò a rotolarsi dal ridere sulla poltrona».

Lui - racconta Gambarelli - «pranza con ottimo appetito, mangia un po’ di tutto. Ha apprezzato in particolare il coniglio della Trattoria dell’Alpino ma anche la polenta, la pasta… E non disdegna un paio di buoni bicchieri di vino».

L’ultima volta che è stato a Bergamo lo ha portato anche a Sotto il Monte: «Volevo fargli vedere Montisola ma quel giorno pioveva, e c’era anche un blocco del traffico. Allora siamo andati a vedere la casa di Papa Giovanni: lo conosce molto bene. Lui e la moglie Alicia non sono certo due cattolici praticanti. Ma quella visita a loro è piaciuta molto, si sono soffermati a vedere dei filmati sul Papa, sono stati lì a lungo a commentare». Poi Gambarelli lo ha portato a Imbersago, a vedere il traghetto leonardesco: «Anche quello gli è sembrato una cosa bellissima».

© RIPRODUZIONE RISERVATA