Stamperemo proprio tutto in 3d
Una tecnologia, non più fantascienza

Si aggira sul palco del Teatro Sociale con un teschio in mano il professor Jouni Partanen, ma è finlandese e non danese, e non lo tormentano i dubbi di Amleto.

«A me qualche anno fa questa sembrava fantascienza, e invece con la tecnologia attuale è molto facile realizzare una replica esatta del cranio di un mio studente: una tomografia assiale computerizzata analizza l’originale, un programma cad elabora l’immagine, una stampante 3d realizza l’oggetto» e il gioco è fatto.

È una delle tecnologie più affascinanti (e anche inquietanti) quella presentata sabato mattina 10 ottobre al Teatro Sociale per BergamoScienza dal professore dell’Università Aalto di Espoo, introdotto da Caterina Rizzi, del Dipartimento di Ingegneria gestionale dell’Università di Bergamo. Se la stampa in 2 dimensioni di Gutenberg si può dire che abbia rivoluzionato l’intera cultura occidentale, fornendole una straordinaria spinta propulsiva, la stampa in 3 dimensioni potrebbe in pochi decenni fare altrettanto.

La ricerca - ha spiegato Partanen - si muove su due livelli: il primo è quello industriale (ad esempio biomedico, aeronautico) dove le stampanti 3d sono già utilizzate, il secondo è il livello «consumer», conl’intenzione di portare entro il 2016 sulle nostre scrivanie non più apparecchi laser o a getto d’inchiostro ma - a prezzi da regalo di Natale - questi «torni informatici» in grado di realizzare manufatti a tutto tondo.

Gli scienziati vorrebbero «stampare» in 3d anche vere e proprie cellule viventi. Sogni? Partanen - che si occupa di questa frontiera dagli anni ’90, tra Finlandia e California - ammette che «stampare la vita» non è un obiettivo a portata di mano, ma «in 20 o 30 anni» probabilmente ci arriveremo.

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